Per 70 mesi si era mostrato irreprensibile, fedelissimo alle regole che il Movimento Cinque Stelle aveva dettato per le sue truppe parlamentari. Poi, dall’inizio del 2019, l’avvocato Mario Michele Giarrusso, eletto in Sicilia, ha deciso di invertire drasticamente la rotta, senza più restituire più un euro al fondo gestito dal suo partito: circa 2.300 euro al mese da detrarre dalla sua indennità. E ora il conto che gli viene contestato è di oltre 25 mila euro. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha spiegato il motivo della sua improvvisa trasformazione.
“Questi soldi li ho dovuti accantonare per affrontare cause civili e penali che sono state intentate contro di me per quanto ho fatto nell’ambito della mia attività politica. Quella penale più rilevante, per cui sono stato rinviato a giudizio, riguarda la querela sporta dall’allora candidata sindaca di Agira, per un post sul blog di Beppe Grillo in cui denunciavo le ombre mafiose nella campagna elettorale del Pd di Enna. Per un altra causa civile a Porto Empedocle mi vengono invece chiesti 50 mila euro…”.
Il M5S, spiega Giarrusso, non appoggia però le spese legali: “
Io sono ottimista sull’esito di tutte le cause, perché sono dalla parte della ragione. Però l’esito resta imprevedibile: così ho comunicato al mio capogruppo che devo accantonare i soldi, perché mi sta per arrivare un cospicuo saldo dai miei legali”. Il motivo della deriva pentastellata, che vede ormai solo il 12% dei parlamentari in regola coi rimborsi? “Questo lo dovete chiedere ai miei colleghi”.Giarrusso ha sottolineato di non voler lasciare il Movimento, “al massimo mi piacerebbe mandar via qualcuno. Di Maio deve lasciare, è lui il responsabile di tutto. La nostra leadership nel governo è sempre più debole, praticamente siamo in minoranza pur avendo il 37% dei parlamentari”.
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