“Non è l’Arena”, il programma condotto da Massimo Giletti su La7, è stato sospeso dall’editore Urbano Cairo senza spiegazioni chiare. Né Cairo né Giletti hanno voluto commentare a lungo sulla situazione, limitandosi a smentire voci di una perquisizione della Direzione Investigativa Antimafia. Tuttavia, circola l’ipotesi di un’incidenza legata alle storie di mafia trattate nel programma, in particolare riguardo a Matteo Messina Denaro e Salvatore Baiardo.
Baiardo, ex gelataio e amico dei fratelli Graviano, è entrato in scena con un video in cui annuncia un nuovo libro e il suo passaggio a Mediaset. Successivamente, attraverso un articolo su Domani, ha affermato che è stato il suo “scoop” a causare la chiusura della trasmissione di Giletti. Ha confermato di aver ricevuto compensi regolarmente fatturati per le sue apparizioni, mentre Repubblica ha riportato che una parte di questi compensi sarebbe stata pagata “in nero”.
Inoltre, secondo quanto riportato da Repubblica, a Firenze sarebbe stata aperta un’indagine sul compenso ricevuto da Baiardo e sulle sue dichiarazioni, che parlerebbero di almeno 48 mila euro pagati, in parte, “in nero”. Giletti ha ammesso che il pagamento per le ospitate è stato effettuato dalla produzione, come avviene per tutti gli ospiti del programma. La casa di produzione di “Non è l’Arena”, Freemantle, ha pagato Baiardo tramite accredito bancario e fattura.
Giletti avrebbe anche dichiarato ai pm di Firenze, secondo quanto riportato da Domani, che Baiardo gli avrebbe mostrato delle foto di un incontro tra Berlusconi, i fratelli Graviano e il generale Delfino. Tuttavia, Baiardo ha smentito queste affermazioni e ha dichiarato di essere stato perquisito senza che venisse trovato nulla dai giudici.
Le indagini e le perquisizioni su “Non è l’Arena” sono state smentite dalla procura di Firenze. Tuttavia, Marco Lillo del Fatto Quotidiano ha riferito che Giletti è stato sentito due volte dai pm di Firenze, rispettivamente il 19 dicembre e il 23 febbraio di quest’anno. Recentemente, il suo livello di protezione è stato aumentato.
La puntata successiva di “Non è l’Arena” avrebbe dovuto occuparsi di Antonio D’Alì, ex sottosegretario di Forza Italia, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. D’Alì proviene da una famiglia che possedeva la più grande proprietà terriera della Sicilia a Castelvetrano, e tra i suoi campieri si sono alternati Francesco Messina Denaro e suo figlio Matteo.
Sempre il Fatto Quotidiano sostiene che Giletti volesse costruire altre trasmissioni sul ruolo di Marcello Dell’Utri come intermediario tra la politica e la mafia, oltre a dedicare spazio alla storia della famiglia D’Alì. Tuttavia, con la sospensione del programma “Non è l’Arena”, questi progetti potrebbero subire delle modifiche o essere cancellati del tutto.
Nel frattempo, Matteo Messina Denaro, considerato il boss della mafia siciliana e latitante dal 1993, ha negato le voci sulla sua malattia e ha smentito le dichiarazioni di Baiardo riguardo alle foto dell’incontro tra Berlusconi, i fratelli Graviano e il generale Delfino. La procura di Firenze ha smentito di aver effettuato perquisizioni o indagini sul programma di Giletti, ma Marco Lillo del Fatto Quotidiano ha confermato che il conduttore è stato sentito dai pm di Firenze in due occasioni recenti.
La sospensione di “Non è l’Arena” ha suscitato speculazioni e ipotesi su possibili motivi dietro questa decisione. Nonostante l’editore Urbano Cairo e il conduttore Massimo Giletti abbiano entrambi evitato di rilasciare dettagli sulle ragioni della sospensione, le notizie circolanti su un possibile coinvolgimento della mafia e sui compensi di Baiardo hanno alimentato le speculazioni.
Al momento, resta da vedere come si evolverà la situazione e se “Non è l’Arena” tornerà in onda in futuro. Nel frattempo, i media e il pubblico continuano a seguire da vicino gli sviluppi di questa storia che coinvolge il programma di Massimo Giletti e le presunte connessioni con la mafia.