Gino Cecchettin continua il suo tour di presentazione del libro “Cara Giulia”, scritto dopo il drammatico femminicidio della figlia, Giulia Cecchettin. Diversi i progetti in cantiere per il papà coraggioso, tra cui Obiettivo 5, una iniziativa organizzata dall’Università La Sapienza di Roma, campus di formazione per l’equità e l’inclusione. Durante l’incontro però, le sue parole sui genitori di Filippo hanno fatto discutere.
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Il discorso di Gino Cecchettin a La Sapienza
“Questo applauso spero sia per Giulia: non sono riuscito a trattenere le lacrime entrando, perché era una studentessa come voi. – si emoziona Gino Cecchettin entrando nella sala gremita che ospita Obiettivo 5 – Era una ragazza fantastica, ho pensato di scrivere un libro perché restasse una memoria di Giulia, ha sempre raccolto l’essenza dell’amore, altruista verso chiunque avesse un minimo di bisogno, dalla famiglia a chi avesse difficoltà, si prodigava, voleva essere utile. Il libro è perché Giulia resti”.
“Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perché sono molto razionale, hanno tutta la mia comprensione, darei loro un abbraccio. – ecco il passaggio del discorso di Gino Cecchettin che fa notizia -Non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio. Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione”.
“Una giornata ordinaria è diventata l’ultima giornata con mia figlia, vissuta come tutti i giorni. – prosegue ancora il padre di Giulia – Innestiamo il pilota automatico, tutti dobbiamo fare tante cose e non poniamo attenzione ai secondi preziosi che viviamo accanto ai nostri figli. Non ricordo nulla di quel sabato se non quando ho iniziato a chiedermi, dov’è mia figlia? Perché non torna? La vita va vissuta costantemente ponendo l’attenzione ai minimi dettagli, questo ho imparato. Dovremmo assaporare ogni secondo, ogni giorno, da quando ci alziamo”.
“Ho sempre definito Giulia la figlia perfetta. E quindi per me tutto era concesso, anzi era lei che faceva da tutrice al papà, consigliandomi cosa fare per la gestione familiare. Davo massima fiducia, massima libertà, avendo paura anche di invadere i suoi spazi. Le avevo dato dei consigli, detto di essere più determinata nel chiudere la storia ma lei faceva sempre la crocerossina. Mi chiedo: giusto fare come ho fatto o un genitore dovrebbe essere un po’ più invadente? Credo che Giulia voleva dire qualcosa ma aveva paura di ferire il papà e la sorella. I messaggi che ho risentito fanno male, dovevo sentirli, dovevo scardinare questa protezione verso me che avevo tanti pensieri sì. Se avessi saputo avrei agito, sarei andato a parlare con Filippo, avrei potuto fare qualcosa. I professionisti ci hanno detto che probabilmente sarebbe finita ugualmente così”, conclude Gino Cecchettin.
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