Giancarlo Giorgetti prova a disegnare il futuro politico di Mario Draghi e lancia anche una frecciata a Matteo Salvini. La data dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica si avvicina, ma i giochi per il Quirinale non sono ancora fatti. Draghi è dato da tutti gli addetti ai lavori come il maggior favorito a diventare il successore di Sergio Mattarella. Ma in molti vedono come fumo negli occhi il suo abbandono di Palazzo Chigi. Il nuovo governo potrebbe non reggere e la prospettiva delle elezioni anticipate avvicinarsi. Per questo il ministro leghista dello Sviluppo economico immagina una sorta di modello semipresidenzialista cucito apposta sulle spalle dell’ex governatore della Bce. Stoccata riservata anche al suo leader Salvini che deve decidere “da che parte stare” in Europa.
“Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale”. Sono queste le parole di Giorgetti riportate nell’ultimo libro di Bruno Vespa, ‘Perché Mussolini rovinò l’Italia (e perché Draghi la sta risanando)’, che uscirà il prossimo 4 novembre. Ma le anticipazioni che riguardano la corsa al Colle non finiscono qui. “Già nell’autunno del 2020 le dissi che la soluzione sarebbe stata confermare Sergio Mattarella ancora per un anno. Se questo non è possibile, va bene Draghi”, ricorda il politico al giornalista.
Secondo Giorgetti, infatti, “Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”. A differenza dell’ex presidente Giorgio Napolitano, che ha svolto questo ruolo “dinanzi a un mondo politico spaesato”, l’attuale premier “baderebbe all’economia”.
“Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione”, aggiunge poi Giorgetti parlando del suo leader. Secondo il ministro, infatti, la svolta europeista di Salvini sarebbe ancora “un’incompiuta”. “Lei mi chiede – aggiunge rivolto a Vespa – se io e Salvini riusciremo a mantenere un binario comune. Continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto”.
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