Che i partiti sovranisti non stiano vivendo il momento più bello delle rispettive storie politiche non è certo scoperta di oggi. Da mesi, con l’inizio della pandemia, le destre estreme della caccia alle streghe costante e delle adunate di piazza hanno perso di colpo il loro smalto, incapaci di offrire contenuti e concretezza a cittadini spaventati che guardano a un futuro incerto. E così i vari leader-capopopolo hanno finito per ingarbugliarsi in una fitta rete di scivoloni, bufale, incoerenze puntualmente smascherate dagli utenti. Ultima in ordine cronologico Giorgia Meloni, che nel commentare il Recovery Fund proposto dalla Commissione Ue si è resa protagonista di una giravolta d’altri tempi.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la numero uno di Fratelli d’Italia ha bocciato il piano elencato dalla von der Leyen (173 miliardi destinati all’Italia tra prestiti e trasferimenti) per invocare invee l’intervento del Fondo Monetario Internazionale, così da non essere “alla mercé dell’asse franco-tedesco”. “Non sappiamo per quanto la Bce garantirà il suo supporto, non si conosce la versione definitiva del Recovery fund, per non parlare del Mes perché non si sa cosa accadrebbe a uno Stato che non rispettasse tempi e modi di restituzione del prestito”.
A rendere divertente il tutto è che la proposta della Meloni, che invoca l’Fmi, è la stessa del finanziere George Soros, accusato a più riprese dai partiti sovranisti di essere uno dei più influenti burattinai dell’economia e della politica contemporanea. L’ennesimo spauracchio dato in pasto ai cittadini come nemico da odiare e che, di colpo, torna invece buono in momenti di difficoltà. L’idea, nello specifico, è far emettere al Fmi nuovi Diritti speciali di prelievo (Dsp) per circa 1.250 miliardi di euro, da distribuire ai Paesi membri secondo le quote di partecipazione al Fondo. L’Italia, secondo la leader Fdi, ne beneficerebbe per 40 miliardi.
L’emissione di Diritti speciali per aiutare i paesi in via di sviluppo è una proposta che, però, era stata avanzata più volte da George Soros. Il finanziere ungherese ne aveva scritto già nel 2002, anno di uscita del libro On globalization. Teoria che ha incontrato, paradossalmente, l’ostilità di Donald Trump. Insomma, alla fine della fiera la Meloni ha finito per sposare la tesi di un suo vecchio nemico alla quale sono contrari proprio altri leader sovranisti. Forse, semplicemente, le è sembrata una buona idea per attaccare Conte in mancanza di contenuti propri.
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