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Giorgia Meloni alla Camera, la reazione di Laura Boldrini: “Era livida”

Il discorso di Giorgia Meloni prima di ottenere la fiducia alla Camera dei Deputati sta facendo discutere moltissimo. I mass media cercano di mettere in luce tutti i più piccoli particolari della prima giornata trascorsa in Parlamento dal neo presidente del Consiglio. Si va alla presunta parolaccia, poi smentita, che il premier avrebbe pronunciato all’indirizzo del leader pentastellato Giuseppe Conte, alla replica durissima a al capogruppo Dem Debora Serracchiani che ha gelato i banchi del Pd. Inoltre, il giornalista Fabrizio Roncone del Corriere della Sera rivela un altro particolare scottante sulla reazione di Laura Boldrini durante il discorso della Meloni.

Laura Boldrini e Giorgia Meloni

Fabrizio Roncone non può certo essere sospettato di avere particolari simpatie per Giorgia Meloni e per la destra. Per questo la sua testimonianza si rivela ancora più importante. “Livida. Le mani stringevano nervosamente il cellulare. Ha alzato la testa quando ha sentito la Meloni che citava alcune donne: ‘Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Maria Grazia…’”, così il giornalista descrive sul Corriere la reazione nervosa avuta dall’ex presidente della Camera in quota Pd.

“Tina sarà mica la Anselmi? E Nilde: ma no, dai, davvero sta citando Nilde Jotti? Altra botta di confusione: applaudiamo o no? I 5 Stelle, per dire, applaudono. Mai vista un’opposizione così indecisa, lacerata, distante”, prosegue il racconto del giornalista che mette in luce le reazioni delle opposizioni alle parole di Giorgia Meloni.

“La Meloni ha concluso il suo intervento tra gli evviva e Salvini che l’abbracciava. Sentite qui. Debora Serracchiani, confermata (tra molti dubbi) capogruppo dem, si era alzata tutta puntuta: ‘Temiamo che il governo Meloni voglia le donne un passo indietro e…’. Meloni: ‘Mi guardi, onorevole Serracchiani: le sembra che io sia un passo dietro agli uomini?’ .Tra i banchi dem, pochi raggelati sguardi chini”, conclude il suo retroscena Roncone rigirando ulteriormente il coltello nella piaga dell’opposizione.

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