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Giorgia Meloni avverte Roberto Saviano: “Non ritiro la querela”

Giorgia Meloni non ci pensa proprio a ritirare la querela contro Roberto Saviano. Lo scrittore napoletano è a processo per aver definito qualche anno fa “bastarda” la leader di Fratelli d’Italia a causa delle sue idee sull’immigrazione che, a dire di Saviano, avrebbero contribuito alla morte di centinaia di migranti in mare, bambini compresi. In molti si sono chiesti se, ora che è divenuta presidente del Consiglio, la Meloni non avrebbe scelto di fare un passo indietro. Ma lei, intervistata dal Corriere della Sera, fa sapere di non comprendere nemmeno la richiesta di ritirare la querela solo perché ha assunto un ruolo istituzionale.

Giorgia Meloni e Roberto Saviano

“Ho presentato la querela quando ero capo dell’opposizione. – dichiara Giorgia Meloni al Corriere – L’ho fatto non perché Saviano mi aveva criticato sull’immigrazione ma perché, nel tentativo vergognoso di attribuirmi la responsabilità della morte in mare di un bambino, mi definiva in tv in prima serata una ‘bastarda’. E quando gli è stato chiesto se quella parola non fosse distante dal diritto di critica ha ribadito il concetto”, ricorda il premier.

“Non capisco la richiesta di ritirare la querela perché ora sarei presidente del Consiglio. – tiene il punto sulla sua decisione la Meloni – Significa ritenere che la magistratura avrà un comportamento diverso in base al mio ruolo, ovvero che i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge? Io credo che tutto verrà trattato con imparzialità, vista la separazione dei poteri. Penso anche che una certa sinistra non debba considerarsi al di sopra della legge”, conclude così il passaggio dell’intervista dedicato allo scontro con Roberto Saviano.

Saviano intanto, forse sorpreso e stizzito dall’essere stato chiamato davvero di fronte ai giudici per spiegare le sue ragioni, rivendica con forza la sua offesa alla Meloni considerandola soltanto una critica politica, seppur molto forte. L’autore di Gomorra punta anche il dito contro quella che definisce come “opinione pubblica amica”, che a suo dire non lo avrebbe protetto in modo adeguato “dallo squadrismo quotidiano dei giornali di estrema destra, in alcuni casi pagati direttamente da esponenti della maggioranza parlamentare”.

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