Lo spread sale e il partito Fratelli d’Italia (FdI) si mobilita contro quello che ritiene un complotto. “Non torneremo al 2011”, afferma con determinazione la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, riferendosi all’anno in cui i mercati misero in discussione il governo Berlusconi IV, aprendo la strada a un governo tecnico guidato da Mario Monti.
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Il presidente dei senatori FdI, Lucio Malan, critica aspramente la sinistra e il gruppo Gedi, accusandoli di orchestrare una “ennesima campagna contro il governo Meloni, stavolta a colpi di spread”. Malan sottolinea che, nonostante le critiche, i numeri del governo Meloni sono superiori a quelli del precedente governo tecnico di Draghi, citando come esempio lo spread che, sotto Draghi, aveva raggiunto i 250 punti base, mentre ora si attesta a 193.
Anche altri esponenti del partito si sono espressi sulla questione. Il senatore Guido Quintino Liris ha commentato con sarcasmo, sottolineando l’assenza di rischi di reazioni dei mercati e invitando la sinistra a rimanere serena. La senatrice Francesca Tubetti ha definito “falso” l’allarme sullo spread, mentre Tommaso Foti ha evidenziato l’ipocrisia delle opposizioni.
Marco Osnato ha definito “ridicoli” gli attacchi provenienti dalla sinistra, mentre Ylenja Lucaselli ha sottolineato l’importanza di valutare lo spread nel medio-lungo periodo.
Tuttavia, l’intervento più atteso è stato quello della stessa Meloni, che ha commentato la situazione dal vertice di Malta sulle migrazioni. Ha ribadito la solidità dell’Italia e la sua previsione di crescita, sottolineando che lo spread ha iniziato a diminuire. Ha anche ironizzato sui “soliti noti” che vorrebbero un governo tecnico.
Le opposizioni, tuttavia, hanno una visione diversa. Sia il Pd che Renzi hanno collegato l’aumento dello spread alla crescente delusione verso Meloni.
Infine, il messaggio del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sottolinea l’importanza di mantenere l’ordine nei conti pubblici, affermando che gli interessi sul debito pubblico non sono il risultato di speculazioni contro l’Italia, ma piuttosto di un impegno politico rilevante.