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Giorgia Meloni, il giorno della disfatta

Meloni critiche giornalisti migranti naufragio

La Premier Giorgia Meloni si è trovata ad affrontare una giornata difficile durante la sua visita a Cutro. La trasferta organizzata tardivamente si è rivelata un disastro dall’inizio alla fine. La situazione è peggiorata quando un gruppo di contestatori ha lanciato peluche in memoria dei bimbi morti sul corteo di autoblù. Non solo, la Premier ha anche dovuto fare ampie concessioni al leader della Lega, Matteo Salvini, all’interno di un decreto approvato dal Consiglio dei Ministri.

E c’è di più: ieri a Bruxelles si è tenuta una riunione dei ministri degli Interni dell’Unione europea sulle tematiche migratorie, con un approfondimento sulla situazione dei flussi attraverso il Mediterraneo, cioè esattamente la questione che sta dominando la situazione italiana dopo la tragedia di Cutro. A questa riunione europea è andato il sottosegretario Nicola Molteni – salviniano di ferro – in rappresentanza del ministro Matteo Piantedosi, che si trovava appunto a Cutro per un’operazione di propaganda chiamata “Consiglio dei ministri”. Insomma, Giorgia Meloni non è riuscita nemmeno a organizzare l’agenda in modo da mandare il ministro competente nel posto giusto al momento giusto.

Nel frattempo, fonti del Carroccio hanno mostrato la loro soddisfazione per le norme anti-scafisti, l’impulso ai nuovi centri di detenzione e rimpatrio, la cosiddetta disposizione “anti-Soumahoro” con cui si commissariano i gestori inefficienti delle strutture d’accoglienza, e la restrizione della protezione speciale, un altro cavallo di battaglia di Salvini. Il segretario leghista ha potuto anche esultare per aver vinto il braccio di ferro su un articolo del decreto che avrebbe previsto il rafforzamento della sorveglianza marittima affidandolo alla Marina militare, dunque al ministero della Difesa. Stralciato.

La Premier, nel pomeriggio di Cutro, ha deciso di offrire all’alleato meno amato il ruolo di primattore, concedendogli per altro il privilegio di chiudere la conferenza stampa con un auto-elogio. Meloni ha cercato di evitare le critiche, sostenendo che il governo intende inasprire il carcere per chi provoca la morte dei migranti. Tuttavia, la Premier non ha attribuito alcuna colpa al suo governo o a se stessa per le eventuali omissioni nei soccorsi in mare. La presidente del Consiglio ha invece attribuito la responsabilità della tragedia al largo delle coste calabresi alla tratta di esseri umani “che dobbiamo spezzare, sconfiggere”.

Ma i giornalisti non sono stati soddisfatti delle risposte della Premier e hanno continuato a fare domande, correggendola anche quando aveva sbagliato. La situazione è degenerata in uno scontro durissimo tra Meloni e i giornalisti convocati nel chiostro di un ex monastero che ospita il municipio. Meloni ha ripetuto più volte che “nessuno può deliberatamente volere la morte di decine di immigrati”, ma i giornalisti hanno continuato a chiederle spiegazioni sulle scelte del governo in merito ai soccorsi in mare.

Ha ragione Enrico Mentana quando dice: “È come se sul governo fosse tornato quel clima iniziale del law and order a capocchia che produsse lo scombicchierato decreto rave. Come quello, le nuove norme su scafisti e migranti sembrano più un collage di slogan elettorali riciclati e circolari burocratiche. È in realtà l’effetto del vero problema del governo, la collaborazione/competizione tra le due forze di destra, che vanno in cortocircuito quando affrontano i temi identitari come sicurezza, ordine, migranti”.

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