Benzinai sul piede di guerra dopo la decisione del governo Meloni di azzerare lo sconto sulle accise. I gestori delle pompe di benzina annunciano uno sciopero per i giorni 25 e 26 gennaio. Non ci stanno infatti ad essere additati come speculatori dopo il rialzo dei prezzi dei carburanti avvenuto negli ultimi giorni. In Parlamento a puntare il dito contro il premier sono soprattutto gli esponenti del Terzo Polo. Ma la tensione nel Paese sale.
“Con la scelta di non confermare gli sconti sulle accise varati dal governo Draghi, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è riuscito nella non semplice impresa di contribuire all’aumento dell’inflazione, scontentare i consumatori (che non sono solo i ricchi) e provocare uno sciopero dei benzinai, di due giorni. Un capolavoro. – attacca Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione – Lo stato confusionale del governo comincia a fare danni seri. Ci ripensino e reintroducano, per il tempo che ritengono necessario, almeno la seconda parte dello sconto, quella che è decaduta dall’1 gennaio. Costa molto meno di un miliardo di euro al mese. Sarebbe un segnale di buona volontà e in quanto a retromarce non sarebbe né la prima né l’ultima”.
“Quella della presidente Meloni è una lettura che non ha nessun fondamento. – ci mette il carico il renziano Ettore Rosato – Il carburante pesa in egual modo su ricchi e poveri, e naturalmente i redditi più bassi sono quelli che ne pagano il prezzo più alto. Inoltre ogni aumento delle accise che incide sul trasporto provoca un aumento dei prezzi dei prodotti sugli scaffali dei supermercati. Basti questo: l’intervento sulle squadre di calcio di Serie A valeva un mese di sconti sulle accise. Hanno fatto una scelta diversa. È legittima, ma non la possono certo giustificare con misure sociali”.
“Invece di spalmare 10 miliardi abbiamo deciso di concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno. – così si era giustificata la Meloni con un video su Fb per il mancato taglio delle accise – Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale. Ci dicono che abbiamo sbagliato i calcoli. Ho sentito di tutto, io il prezzo della benzina lo sto monitorando. Il dato che è stato pubblicato sul sito ministero Made in Italy era 1.812, un prezzo che ci piacerebbe più basso però quanto cambia rispetto a quello vissuto negli anni precedenti”.
“Gira un video del 2019 in cui io chiedevo di tagliare le accise sulla benzina. – aveva poi proseguito il premier – Sono ancora convinta che sarebbe ottima cosa tagliarle, ma dal 2019 ad oggi il mondo è cambiato, stiamo affrontando una situazione emergenziale che ci impone di fare alcune scelte. Io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina. La gran parte dei benzinai in Italia si sta comportando in maniera onesta e responsabile e soprattutto a tutela loro dobbiamo lavorare insieme per verificare se vi è qualcuno che si vuole approfittare di una situazione delicata”, queste le sue ultime ‘parole famose’.
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