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Giorgia Meloni non risponde all’appello degli iraniani

Dal 13 settembre scorso le piazze delle città iraniane si sono riempite di manifestanti che protestano contro il regime degli ayatollah per la morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per “una ciocca di capelli fuori posto” e mai più uscita viva dal carcere. Ora il quotidiano La Stampa definisce “assordante” il silenzio con cui il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, accoglie l’appello lanciato da un gruppo di uomini e donne iraniani appartenenti al gruppo ‘Donna vita libertà’ che le chiede di schierarsi apertamente contro le violenze in corso nel Paese mediorientale.

Giorgia Meloni

Quello che chiedono alla Meloni i membri di ‘Donna vita libertà’ è una presa di posizione ufficiale del governo italiano, diversa dalla semplice dichiarazione di sostegno fatta in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. E nemmeno un post sui social, come fatto dal premier a settembre. Insomma si pretende una vera e propria azione diplomatica da parte di Roma contro Teheran.

A Giorgia Meloni è stata rivolta questa richiesta dagli iraniani “come donna e come madre”. Secondo gli attivisti il suo governo dovrebbe interrompere immediatamente le relazioni diplomatiche, commerciali e negoziali con il regime degli ayatollah per chiedere l’abolizione della pena di morte e la creazione di un comitato internazionale che accerti le violenze che si stanno verificando nelle carceri iraniane.

Secondo quanto si apprende, inoltre, pare che le forze dell’ordine di Teheran stiano sparando sui manifestanti con proiettili di fabbricazione italo-francese. Il canale francese France 24 rivela anche che i fucili utilizzati per la repressione dei rivoltosi sarebbero prodotti da una società con sede a Livorno: la Cheddite Italy srl. Le attiviste per i diritti umani iraniane che si trovano nel nostro Paese chiedono ai parlamentari italiani di “indagare per individuare i canali tramite cui sono state inviate le cartucce alla Repubblica islamica”. E si domandano anche come “tale grave violazione possa essere sfuggita ai controlli della Guardia di Finanza e delle autorità italiane”.

“Abbiamo presentato una risoluzione in commissione che verrà esaminata questa settimana e stiamo ultimando una risoluzione da presentare in aula sia alla Camera che al Senato. – spiega il responsabile Esteri del Pd Lia Quartapelle – Chiediamo prima di tutto che il governo dica qualcosa, perché finora non ha mai condannato la repressione. Ieri è stata eseguita la prima condanna a morte di un manifestante. Chiediamo lo stop delle condanne a morte e che l’Italia sostenga tutte le sanzioni individuali agli esponenti del regime che si sono contraddistinti per la repressione”.

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