Giorgio Napolitano, il primo presidente della Repubblica eletto per due mandati, ci ha lasciati all’età di 98 anni. Una figura carismatica e controversa, che ha attraversato e influenzato decenni di storia politica italiana, dalla Prima alla Seconda Repubblica.
Era uno dei pochi dirigenti sopravvissuti del Partito Comunista Italiano e aveva avuto un ruolo di rilievo sia nella Prima che nella Seconda Repubblica. Una vita spesa a sinistra, che lo vide protagonista di molte vicende chiave della politica italiana, come il capo dei “miglioristi” nel PCI, quei riformisti che volevano dialogare con il Partito Socialista Italiano.
Napolitano rappresentava una forma di comunismo aristocratica e moderna, molto diversa da quella di altri dirigenti del partito. La sua visione del comunismo era pragmatica e rivolta al miglioramento delle condizioni di vita attraverso la Realpolitik, piuttosto che attraverso utopie rivoluzionarie.
Divenne presidente della Camera nel 1992 e successivamente fu il primo ministro dell’Interno ex comunista nel governo Prodi del 1996. Nel 2006 fu eletto presidente della Repubblica, e fu rieletto nel 2013, stabilendo un record.
La sua presidenza fu segnata dalla crisi economica e politica del 2011, durante la quale fu chiamato a prendere decisioni difficili, come quella di nominare l’economista Mario Monti come premier per affrontare la crisi.
Oltre alla sua carriera politica, Napolitano era noto per la sua integrità e il suo stile repubblicano. Miriam Mafai su Repubblica lo ha descritto come “Insieme cauto e coraggioso, prudente e determinato”, e ha sottolineato la sua capacità di ignorare la demagogia.
La scomparsa di Napolitano segna la fine di un’era nella politica italiana. La sua vita e la sua carriera rappresentano un ponte tra il passato e il presente, e la sua eredità continuerà a influenzare il Paese per gli anni a venire.