Una lunga attesa che non è però servita, quella degli abitanti di Casalpusterlengo. O meglio, che è stata prolungata di qualche ora. L’8 marzo, giorno della Festa delle Donne passata ovviamente in secondo piano di fronte all’emergenza coronavirus, secondo le ultime disposizioni del governo la zona del lodigiano sarebbe stata “riaperta” per essere inglobata nell’area, più grande, a mobilità ristretta, quella che comprende tutta la Lombardia. E allora tante persone ne hanno approfittato per compiere gesti apparentemente semplici, ma in realtà molto profondi.
Attorno alle rotatorie ecco infatti crearsi lunghe file di auto, con i carabinieri, armati di guanti di gomma e mascherine, a comunicare però ai conducenti che c’erano ritardi in corso, visto che non era stato ancora depositato il decreto nella Gazzetta Ufficiale. E così le persone che attendevano figli, parenti e fidanzati dall’altra parte della zona rossa sono state costrette a intrattenersi sull’aiuola, in attesa che arrivasse il via libera, lungo la statale prima del Comune.
Sono volati dei fiori, in tanti si sono scambiati parole a distanza. A colpire è stata però soprattutto la storia di due giovani fidanzati, Federica e Giovanni, una delle tante coppie arrivata di fronte a quella che era subito stata ribattezzata “frontiera rossa”. Lei è all’interno della zona limitata, a Casalpusterlengo, lui abita in un paesino del lodigiano appena fuori. “Potevi portarmi una mimosa” ha scherzato lei quando lo ha visto.
I due sono rimasti in attesa nel tentativo di scambiarsi almeno un abbraccio. Nulla da fare, però, perché il via libera è stato rimandato alle ore successive. Alla fine, dopo aver accarezzato l’idea di potersi finalmente stringere, sono stati costretti a tornare ognuno nella propria direzione e rinviare l’atteso momento.
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