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Giulio Cesare come Donald Trump: una tragedia firmata William Shakespeare

In scena a Central Park la tragedia più famosa del mondo. Ma il protagonista somiglia troppo al Presidente Trump e la stampa si scatena tra difensori dell’arte come espressione di critica al potere e sostenitori del politically correct.

Donald Trump continua a far parlare di sé. Il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America è oggetto dell’attenzione mediatica ormai quotidiana da quando, circa sei mesi fa, si è insediato ufficialmente alla Casa Bianca. Le sue scelte in materia politica, interna e internazionale, spaccano l’America tra sostenitori e dissidenti. Ma spesso e volentieri il tycoon attira i riflettori su questioni che con la politica hanno molto poco a che fare.

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In scena il Giulio Cesare di Shakespeare a New York: il dittatore somiglia a Trump

Ogni estate a Central Park (New York) il Public Theatre allestisce spettacoli all’aperto producendo testi innovativi molto apprezzati da pubblico e critica. Dal 1992 va in scenata una rassegna  dal titolo “Shakespeare in the Park”, dove il Bardo viene divulgato al grande pubblico con immutato successo, vista l’attualità e l’immortalità dei suoi testi teatrali. Qual’è dunque la novità di quest’anno? Il 23 maggio ha debuttato il “Giulio Cesare”, per la regia di Oskar Eustis, che del Public Theatre è Direttore Artistico dal 2005. E pare che tutto il mondo abbia notato una fortissima somiglianza tra il console romano e il Presidente Trump. Rivisitato in chiave contemporanea, tutti gli interpreti vestono costumi moderni, compreso il protagonista, che non manca di indossare un completo scuro, camicia bianca, cravatta rossa e ciuffo biondastro tirato all’insù.

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Le polemiche sui soldi dei contribuenti

Fra i primi a commentare il caso è stato Donald Trump Jr., figlio del Presidente: “ecco come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Può questa rappresentazione definirsi arte?”

Che il protagonista, interpretato dall’attore Gregg Henry, sia palesemente somigliante al tycoon con c’è alcun dubbio. Inoltre, l’attrice che interpreta il ruolo della moglie di Cesare, veste tacchi alti e parla in accento slavo. Infine la scena dell’assassinio è stata da molti criticata per la sua brutalità. Il New York Times ha addirittura scritto che molti spettatori non hanno applaudito, sconvolti per aver assistito sulla scena all’omicidio simulato del Presidente.

Le reazioni della stampa non si sono fatte attendere. Il sito Breitbart.com e Fox News hanno strenuamente difeso l’attacco al Presidente definendo lo spettacolo un’istigazione all’assassinio del Presidente degli Stati Uniti. Ma il regista Eustis esprime il suo parere sullo spettacolo come di “un testo che parla della fragilità della democrazia, e di come può essere distrutta in un istante”. Eustis può contare sull’appoggio dell’intera Hollywood che invita la produzione a non farsi intimorire. The show must go on.

Biglietti introvabili e gli sponsor che decidono di ritirare il proprio contributo economico

I biglietti della rassegna “Shakespeare in the park” sono gratuiti eppure, adesso, praticamente introvabili. Il grande clamore suscitato dal Giulio Cesare ha inoltre fatto fare marcia indietro a due dei più importanti sponsor: la compagnia aerea Delta e la Bank of America. Hanno entrambe ritirato il proprio contributo economico e asserito che lo spettacolo non riflette i valori in cui credono. “La direzione artistica ha oltrepassato il limite del buon gusto”. Ma senza questi cospicui fondi lo show rischia di avere vita breve. Sono infatti più di dieci anni che il Public Theatre conta anche su promotori esterni, riuscendo ad mettere in scena produzioni che possano permettersi allestimenti scenici all’avanguardia e celebri attori sul palcoscenico. Senza Delta e Bank of America, la compagnia rischia dunque un notevole abbassamento di qualità.

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Trump alla ribalta tra fake news e il “blocco” a Stephen King

Polemiche su polemiche, critiche, commenti al vetriolo. La popolarità del Presidente Trump non gode certo di vita facile, soprattutto sui social. Se da un lato può vantare una enorme e positiva fama, dall’altro viene quotidianamente attaccato in maniera plateale, soprattuto da intellettuali e artisti di sinistra che proprio non riescono a tollerare la sua poltrona. L’ultimo caso è quello del romanziere Stephen King. Con un post su twitter dove chiedeva se era possibile riavere indietro Obama all Casa Bianca, due giorni fa Donald Trump in persona gli ha risposto “bloccandolo”. Il commento di King alla reazione del Presidente è stata: “forse dovrei uccidermi”. E non sono mancati i consigli dei fan a proposito di un possibile nuovo lavoro con protagonista un Presidente Malvagio. Sembra insomma che Donald Trump non abbia tregua e, a prescindere dalla posizione politica o ideologica, tutti lo vedono come il protagonista di una tragedia.

fonti: ilfattoquotidiano, larepubblica, america24

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