Il prossimo 25 gennaio ricorre il settimo anniversario della morte di Giulio Regeni, avvenuta in Egitto in circostanze misteriose nel 2016. Anche se i sospetti si concentrano su alcuni esponenti delle forze di sicurezza egiziane. Proprio nelle ore in cui il ministro degli Esteri del governo Meloni, Antonio Tajani, si trova al Cairo proprio per chiedere “collaborazione sul caso Regeni”, i genitori di Giulio, Paola e Claudio, rilasciano una lunga intervista a Repubblica per gridare tutta la loro insoddisfazione nei confronti delle “finte promesse” che vengono loro fatte da quando il figlio è stato ammazzato. >>>>> Cop27, Meloni incontra il presidente egiziano al Sisi: “Parliamo di Giulio Regeni?”
L’intervista ai genitori di Giulio Regeni
“Per noi ogni giorno è il 25 gennaio, anzi il 27 gennaio, quando la console italiana al Cairo ha chiamato per dirci che Giulio non aveva fatto ritorno a casa dalla sera del 25 gennaio. – raccontano a Repubblica tutto il loro dolore i genitori di Giulio Regeni – Da allora la nostra vita è stata drammaticamente stravolta. Diciamo che da tempo ci aspettiamo un 25 gennaio diverso, con dei risultati concreti, ma purtroppo oltre ad aver dovuto imparare a decodificare gli avvenimenti o non avvenimenti, siamo ormai preparati anche all’inerzia-incoerenza della politica”.
“Il giallo non è solo un simbolo a Fiumicello (paese natale di Giulio Regeni, ndr), ma è ormai un colore che si è diffuso in tutta l’Italia e non solo. – proseguono Paola e Claudio – È il colore di Giulio che continua a fare cose, continua ad unire le persone, continua a ricordare da che parte bisogna stare, il giallo è il colore che illumina la richiesta di verità e giustizia. Per Giulio, ma come diciamo sempre anche per tutti i Giuli e le Giulie”.
La rabbia dei coniugi Regeni nel settimo anniversario della morte del figlio
“Siamo determinati più che mai a non arrenderci. – ribadiscono i genitori dello studente – Perché sappiamo che Giulio ha subito un’intollerabile violazione dei diritti umani. La cosa che ci ha ferito di più in questi anni sono tutte le promesse mancate, l’ipocrisia, le strette di mani come mera esibizione, la retorica di certi discorsi o comunicati, la chiara prevalenza degli interessi sulla tutela dei diritti umani, alla parola interessi sarebbe da sostituire il termine interessamento che pone una vera attenzione alle persone”.
“Fiducia in chi? – si domandano polemicamente i genitori di Giulio Regeni – Se rivolta alla Istituzioni, siamo costretti ad averla, viviamo in Italia. Questa è una domanda che ci pongono spesso tutti i giovani che incontriamo e che osservano e valutano il mondo politico. Rispondere è sempre molto complicato. Non abbiamo aspettative, noi pretendiamo, verità e giustizia, come azioni concrete. Basta, per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla ‘collaborazione egiziana’ che invece è totalmente inesistente”, concludono. >>>>> Torture e botte, cosi gli 007 egiziani hanno ucciso Giulio Regeni