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Giuseppe Savino, l’agricoltore 3.0

Giuseppe ha 35 anni ed è figlio di contadini. Dopo gli inizi come studente di giurisprudenza vola a Francoforte per un master in gestione dei sistemi agroalimentari dove studia come funziona il circuito del cibo, come i grandi centri urbani si approvvigionano, il mercato del settore. Rientra a Foggia dove l’agricoltura è sofferente e bistrattata: i contadini non sono aggregati in alcuna forma di cooperativismo o consorzio, i prezzi dei loro prodotti li fanno gli intermediari, per vivere dignitosamente c’è bisogno di circa 10 ettari di terreno contro i 3 del nord Italia.
Vazapp


Secondo lui il problema sta soprattutto nella cultura e nelle relazioni sociali, quindi va a Londra a studiare le chiese anglicane: “perché la Bibbia è sempre la stessa ma lì sono pieni di giovani: come fanno?” mi dice. Rientra e nasce Vazapp (forma contratta e dialettale di “vai a zappare”): un hub rurale che mette insieme i giovani agricoltori con l’obiettivo di creare una nuova dimensione perché “le persone hanno bisogno innanzitutto di crescere nella cultura: laddove c’è cultura c’è aggregazione”. Insieme ad altri 19 ragazzi con Vazapp creano un naming divertentissimo per eventi che in poco tempo sono arrivati addirittura all’attenzione del ministro Martina e dell’Università Luiss di Roma: la filiera colta, ciclo di attività formative per elevare i giovani agricoltori; una cooperativa che fa servizi di comunicazione e marketing per gli agricoltori, le contadinner, cene durante le quali “20 agricoltori si incontrano: divisi in coppie da 2 come in un uno speed date, si mettono in relazione per far nascere progetti di integrazione. Compilano un form nel quale, insieme alla facoltà di Agraria dell’Università di Foggia, individuiamo i loro bisogni come nessuno aveva fatto prima. Le contadinner sono la più grande operazione di ascolto del mondo agricolo mai fatta prima”.
Perché un’agricoltura diversa è necessaria e assolutamente possibile.

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