Una professoressa con più di vent’anni di esperienza nella scuola siciliana è stata sospesa dal suo incarico per 15 giorni perché ritenuta colpevole di non aver controllato il lavoro dei suoi studenti adolescenti. Protagonista della storia Rosa Maria Dell’Aria dell’istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo: la decisione è arrivata in questi giorni, ma i fatti risalgono ad alcuni mesi fa, quando una classe di quattordicenni, il 27 gennaio scorso, ha presentato, nella Giornata della memoria, un video in cui Matteo Salvini e il suo decreto sicurezza venivano accostati e paragonati al Duce e le leggi razziali promulgate nel 1938.
Tutto è nato da una segnalazione fatta il giorno successivo ai fatti da un attivista di destra, Claudio Perconte, che scrive per siti estremisti e su Twitter si è rivolto direttamente al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, per chiedere lumi sulla vicenda: “All’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo una prof, per la Giornata della memoria, ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti”.
Il 29 gennaio era arrivata la risposta della sottosegretaria ai Beni culturali, la leghista Lucia Borgonzoni, che aveva protestato: “Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento”. Dopo le segnalazioni sono stati ascoltati gli studenti e poi, dall’Ufficio scolastico provinciale, è stata presa la decisione di sospendere la professoressa: “Abbiamo ricevuto una segnalazione dal ministero – ha spiegato il provveditore Marco Anello – la libertà di espressione non è libertà di offendere e l’accostamento delle leggi razziali al decreto sicurezza è una distorsione della realtà”.
La professoressa di italiano è difesa dal figlio avvocato, che ha sottolineato come “le si contesta il mancato controllo su alcuni accostamenti ritenuti offensivi e che rappresentano una visione distorta della storia”, ma allo stesso tempo “implicitamente la si accusa di aver indotto gli alunni ad agire in questo modo”. Tuttavia, secondo la difesa, l’insegnante non ha nessun diritto di “sindacare sulla libertà di espressione degli alunni e la sua libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione, purché non oltrepassi il limite del buon costume e non minacci l’ordine pubblico”. Anche i colleghi dell’istituto la difendono a spada tratta, raccogliendo firme di solidarietà e sottolineando come sia “vittima di un fatto molto grave”.
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