Il discorso pronunciato dal presidente russo Vladimir Putin il 9 maggio, giorno in cui si celebra la vittoria dell’esercito sovietico su quello nazista nel 1945, viene analizzato ai raggi x dagli addetti ai lavori occidentali. È anche il caso dell’inviato in Ucraina del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, e di Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali preso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Entrambi sono ospiti di La7. Ed entrambi esprimono un giudizio totalmente negativo sulle parole di Putin.
“Le parole di Putin sono la conferma della sconfitta russa e della vittoria ucraina. – non ha dubbi Cremonesi – L’obiettivo di Putin era quello di conquistare l’intero Paese. Qui si sta festeggiando che Putin non abbia ottenuto nessun grande successo. Dal 24 febbraio la Russia non ha fatto altro che perdere, è stata sconfitta non dalla Nato ma dall’Ucraina. Questa guerra è finita”, conclude il giornalista non lasciando alcuna speranza alla Russia.
“A me Putin ha dato l’impressione di essere a corto di argomenti anche rispetto alla sua opinione pubblica. – gli fa eco poco dopo Parsi – Perché ha ripetuto la solita tiritera della guerra difensiva e preventiva rispetto a un attacco da parte degli ucraini nel Donbass. Ha ripetuto la solita storia delle minacce della Nato. Quindi niente di nuovo. Il che veramente fa pensare che ci sia quantomeno una confusione strategica”.
“Nel senso che la mia sensazione è che al Cremlino non sappiano proprio come uscire da questa situazione in cui si sono cacciati. – prosegue nel suo ragionamento il professore – Fino a questo momento hanno semplicemente usato sempre più forza militare. Con risultati non proporzionati agli sforzi che sono incrementati. Per cui mi sembra che sia un leader in difficoltà. Non tanto di fronte all’opinione pubblica interna. Nel senso che gli possa sfuggire di mano perché ha strumenti di controllo importanti. Però palesemente non è in grado di elaborare un contenuto nuovo neanche in una giornata come questa”.
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