Gli audio compromettenti e pro Putin di Silvio Berlusconi, che hanno registrato alcuni membri di Forza Italia e che sono stati pubblicati nel giro di ventiquattro ore dall’agenzia stampa La Presse, travolgono sia il presidente del partito che il suo coordinatore, Antonio Tajani.
La figura di Tajani gode di un importante accreditamento all’estero e in seno alla coalizione europea moderata di riferimento dei forzisti, il Partito popolare europeo, Ppe.
Gli esponenti politici italiani, dopo i commenti negativi arrivati dalle istituzioni europee, si scagliano proprio sul numero due di Forza Italia.
Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle, il più esplicito: “Si pone un problema per il nostro Paese. È un problema serio per la credibilità e l’immagine del nostro Paese anche all’estero. Una questione politica seria che porremo con chiarezza al presidente Mattarella nel corso delle consultazioni”.
Qualche giorno fa, prima dell’uscita degli audio di Berlusconi, Carlo Calenda, leader di Azione, aveva dichiarato: “Il Ppe dovrebbe prendere posizione e Antonio Tajani non dovrebbe diventare Ministro degli Esteri”.
Sulla stessa linea il segretario uscente del Pd, Enrico Letta, che commenta l’ultimo audio di Berlusconi come una serie di dichiarazioni “gravissime, incompatibili con il posizionamento dell’Italia e dell’Europa. Sono parole che pongono il nostro Paese fuori dalle scelte europee e occidentali e che minano alla base la credibilità del possibile nuovo esecutivo. Ogni governo che nasce in Europa oggi deve scegliere se stare con Putin o stare con l’Ucraina e con l’Unione Europa. Il governo Meloni sta nascendo sotto il segno della peggiore ambiguità”.