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Gli italiani durano 2 giorni. Stranieri indispensabili’. Crisi manodopera nell’artigianato Italiano

Una storica azienda specializzata nell’affilatura e costruzione di utensili per la lavorazione del legno, ha recentemente festeggiato 50 anni di attività. Nonostante il mezzo secolo di successi, la sfida più grande oggi non è il lavoro, che continua ad arrivare, ma la difficoltà nel trovare personale qualificato.

Marco, figlio del fondatore Primo e attuale titolare dell’azienda, racconta la frustrazione di un problema che sembra non avere soluzione. “È da un anno e mezzo che cerchiamo un operaio per la produzione, ma non riusciamo a trovare nessuno. Mio padre, che ha 75 anni, dovrebbe occuparsi solo delle consegne, ma continua a lavorare anche in produzione perché non abbiamo alternative”, spiega.

Quella di Marco è una storia emblematica di molte piccole e medie imprese italiane che, pur avendo commesse e prospettive positive, si trovano a fare i conti con la carenza di manodopera specializzata. “Ho provato a inserire cinque persone diverse, ma nessuno è durato”, continua Marco. Alcuni si rendono subito conto che il lavoro non fa per loro, altri abbandonano perché non riescono ad affrontare la curva di apprendimento. “Non è un mestiere difficile, richiede solo impegno e voglia di imparare”, aggiunge.

Le scuole professionali, da cui Marco si aspetterebbe i nuovi operai, non sembrano fornire le risorse necessarie. “Le scuole ci danno nominativi, ma spesso sono ragazzi già impegnati altrove o che non hanno le competenze necessarie. Il vero mestiere lo si impara qui, in azienda”, sottolinea l’imprenditore, che crede fermamente nella necessità di una maggiore collaborazione tra imprese e istituti scolastici.

Nonostante la stabilità degli orari di lavoro e un salario competitivo – l’ultimo dipendente guadagnava 1500 euro al mese – la ricerca di nuovo personale continua a essere un percorso in salita. “Lavoriamo dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17.30, senza turni notturni e con il fine settimana libero. Non credo che siano le condizioni a scoraggiare i giovani”, spiega Marco, escludendo che la questione sia legata a fattori economici o di orario.

In questo contesto, ripone qualche speranza nei lavoratori stranieri. “Abbiamo un giovane albanese che è con noi da più di dieci anni, è diventato indispensabile. Non sapeva nulla di questo mestiere quando è arrivato, ma gli ho insegnato tutto e ora non potrei fare a meno di lui”, racconta, evidenziando come la disponibilità all’apprendimento sia una qualità rara, ma preziosa.

Al momento, l’azienda conta sei dipendenti, ma la mancanza di personale limita la possibilità di espandere l’attività. “Se il contesto geopolitico fosse più favorevole e l’economia più dinamica, probabilmente dovrei rinunciare a qualche commessa per mancanza di manodopera”, conclude amaramente Marco.

L’esperienza di Marco riflette una tendenza diffusa tra le piccole e medie imprese italiane: la difficoltà di trovare personale qualificato, soprattutto tra le nuove generazioni, rischia di compromettere la crescita, nonostante la domanda di lavoro non manchi. Senza una soluzione a questo problema, molte aziende potrebbero vedere il loro futuro messo a rischio.