Uno degli argomenti più discussi in questi mesi, quel taglio dei parlamentari previsto da una legge di modifica della Costituzione approvata lo scorso ottobre e sul quale sono state però avanzate già altre proposte, tra le quali una revisione e un referendum confermativo. In un momento delicato in cui un altro passaggio chiave, la riforma della legge elettorale, tiene banco e si rischia di trasformarsi in potente arma elettorale, addirittura forse determinante per le sorti dell’esecutivo giallorosso e al centro di accordi, promesse e smentite tra tutti gli attori della scena politica.
Ma cosa ne pensano, di preciso, gli italiani in merito? A rivelarlo è un sondaggio realizzato da Demos per Repubblica, secondo il quale agli italiani l’idea di un referendum sul taglio dei parlamentari non piace molto. Anzi. Per la maggior parte degli intervistati la “sfoltita” va fatta senza troppe perdite di tempo: quasi 9 elettori su 10 (l’86% degli intervistai) vede la riduzione come necessaria e positiva, un gruppo foltissimo che raggruppa i fedelissimi di ogni partito politico esistente.
Un orientamento che riflette un alto livello di sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni, un fenomeno che in Italia ha una lunghissima storia che parte dalla Democrazia Cristiana e passa per l’avvento di Silvio Berlusconi, fino ad arrivare a un’epoca, quella social, in cui i sentimenti negativi nei confronti dei nostri rappresentanti vengono acuiti proprio dalla rete, dove l’anti-politica è un elemento cardine.
Tra i sostenitori del taglio, non a caso, non ci sono soltanto gli esponenti del Movimento Cinque Stelle o del Pd, le attuali forze di governo, ma anche quelli della Lega. L’idea di una riduzione incontra i favori maggiori nella fascia di intervistati che ritiene il Parlamento “sempre meno necessario” e che invoca una “leadership forte”.
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