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Google accusata da Alternative für Deutschland di boicottaggio in vista delle politiche tedesche

Nei giorni dalle elezioni tedesche, anche Google viene tirata in ballo nella contesa elettorale che dovrebbe incoronerà nuovamente Angela Merkel a danno di una SPD sempre più in affanno.
Secondo Thor Kunkel, cui è affidato il settore comunicazione di AFP (Alternative für Deutschland), il partito di estrema destra che è atteso ad un ottimo risultato in questa tornata elettorale, l’azienda di Mountain View sarebbe responsabile di boicottaggio nei suoi confronti. A provarlo sarebbero in particolare delle comunicazioni di posta elettronica acquisite da Der Spiegel.

Un partito in grande ascesa

Le accuse a Google sembrano aver procurato ulteriori vantaggi al partito guidato da Alice Wiedel e Alexander Gauland, che è dato in ulteriore avanzata nelle ultime ore. AFP, infatti, dovrebbe addirittura superare il 12% e portare quindi una pattuglia di deputati al Bundestag che potrebbero rivelarsi una vera e propria spina nel fianco della Merkel, con la loro incessante propaganda euroscettica e una contrarietà all’immigrazione che sembra trovare terreno sempre più fertile nell’opinione pubblica teutonica.
Proprio per approfittare del vento favorevole, i leader del partito avevano affidato la cura della propria immagine a Harris Media, l’agenzia pubblicitaria che aveva spianato la strada della Casa Bianca a Donald Trump. La strategia di comunicazione adottata prevedeva in particolare la messa in campo di una serie di campagne sui social media, considerati ormai uno strumento chiave dal punto di vista della propaganda. Mentre però Twitter e Facebook non hanno avuto problemi nell’accettare di intrattenere rapporti con AFD, Google ha deciso diversamente, aprendo la strada alle accuse di Kunkel.

google accusata di boicottaggio elettorale 2
Sempre più a destra

AFP sta facendo sempre più parlare di sé in queste ultime settimane, non solo per la querelle con Google. I toni assunti dal partito e dai suoi leader sono infatti sempre più radicali, destando non poche preoccupazioni non solo in Germania, ma anche nel resto del vecchio continente. Basterebbe ricordare al riguardo le ultime dichiarazioni di Gauland, il quale ha affermato di essere orgoglioso di quanto fatto dai soldati tedeschi nel corso delle due guerre mondiali perse dalla Germania per capire la deriva sempre più radicale di AFP. Considerate le imprese delle SS e il recente orientamento della storiografia, che non opera praticamente più grandi distinzioni tra queste e la Wehrmacht, tali dichiarazioni sembrano preludere ad una vera e propria riabilitazione del nazismo. Proprio Gauland, che vanta un passato nella Cdu, ha peraltro preso le difese di Bjoern Hoecke, leader del partito in Turingia, quando questi aveva affermato come non tutto l’operato di Hitler fosse da buttare.

Una strategia vincente?

La svolta radicale impressa da Gauland al partito non sembra però una mossa in grado di pagare nel lungo termine, in un Paese ove si è sempre cercato di fare i conti con il passato. Inoltre nel resto dell’Europa si potrebbero risvegliare i sentimenti non proprio favorevoli al nazismo, ove la nazione che si propone di guidare l’Unione dovesse mostrare cedimenti di fronte ad un revival di questo genere. Proprio per questo motivo alcuni analisti si interrogano sulla giustezza delle mosse di Gauland, che potrebbero portare ad un isolamento sempre più pronunciato dell’AFP, rendendo di fatto del tutto inutili i voti dati al partito. A tutto vantaggio della Merkel, che potrebbe presentarsi come un argine al montante nazismo, diventando ancora più centrale negli scenari politici post voto, quando presumibilmente la cancelliera dovrà scegliere con chi allearsi per la formazione del nuovo governo da lei diretto.

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