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Google Cloud cancella per errore fondo pensione da miliardi di dollari. Ecco perché siamo tutti a rischio…

L’errore, per usare un eufemismo, qui da noi e sui nostri giornali è passato sotto silenzio o quasi. Ma le sue implicazioni potenziali sono enormi. Perché riguardano un sistema informatico che gestisce 600 fra le prime 1.000 aziende al mondo. E perché ancora una volta fa capire quali sarebbero le conseguenze se tutto il nostro denaro diventasse virtuale e fosse controllato da enti informatici. Potrebbe accadere ciò che è successo a inizio Maggio in Australia. Cioè che per un problema del programma, il conto di un fondo pensionistico venga accidentalmente cancellato dalla faccia della Terra. Stiamo parlando di UniSuper, un fondo che, per capirci, ha un valore di portafoglio complessivo di 125 miliardi di Dollari. Sì, proprio così: centoventicinque miliardi. E non pensate che si sia trattato di un errore da poco e subito corretto: perché il mezzo milione di membri di UniSuper non ha avuto accesso al suo denaro per un’intera settimana. E se in seguito il conto è stato ripristinato, è solo perché il fondo aveva un account di backup, cioè di salvataggio, su un altro provider di Cloud. (continua dopo la foto)
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Il CEO di Google Cloud Thomas Kurian si è affrettato a rassicurare i clienti con un comunicato congiunto con il CEO di UniSuper. “Questo è un evento isolato e unico nel suo genere, che non si è mai verificato prima a livello globale”, hanno scritto i manager. “Non sarebbe dovuto succedere. Google Cloud ha identificato gli eventi che hanno portato a questa interruzione e ha adottato misure per garantire che non accada di nuovo”. Resta il fatto che 500.000 persone non hanno potuto accedere al loro denaro per 7 giorni. E che questo evento è significativo di un altro possibile problema: immaginate se un Governo o un’ente economico decidesse di staccare la spina e di isolare i cittadini, o gruppi di cittadini in particolare, rendendo irreperibile il denaro di ciascuno di noi. Sarebbe la forma di controllo più assoluta e pericolosa per le nostre vite e per la nostra libertà. D’altronde qualcosa di simile è avvenuto in Canada, quando durante la Pandemia del Covid-19 il Premier Trudeau ha fatto bloccare i conti dei camionisti ribelli.

Trudeau in seguito è finito sotto processo per il suo operato, grazie all’integrità di un singolo giudice peraltro. Ma il problema rimane. Anche perché la possibilità di interruzioni o problemi peggiori preoccupa non poco le aziende che, sempre più numerose, spostano i loro dati verso i fornitori di software cloud. Quasi mezzo milione di aziende in tutto il mondo usano Google Cloud come piattaforma “as-a-service”. I nomi noti si sprecano. Da Volkswagen a, curiosamente, Royal Bank of Canada. E la National Security Agency americana ha firmato un accordo da 10 miliardi di dollari con Amazon per spostare i suoi dati di sorveglianza sul cloud dell’azienda. Mentre il Pentagono ha contratti per 9 miliardi di dollari con Microsoft, Google, Oracle e Amazon per i servizi di cloud computing. Non si può fare a meno di domandarsi cosa succederebbe se una così enorme quantità di dati, di denaro e di informazioni private finisse nel mirino di qualche gruppo hacker a servizio, per fare un esempio, di uno “Stato canaglia”. E le risposte possibili non sono per nulla rassicuranti.

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