La stangata era nell’aria e puntualmente è arrivata. La Commissione europea ha inflitto a Google una multa da 4,3 miliardi di euro (pari a 5 miliardi di dollari) per aver abusato della sua posizione dominante nei sistemi operativi per telefoni cellulari. L’ammontare è stato ufficializzato a Bruxelles durante la conferenza stampa della commissaria Margrethe Vestager. La sanzione è la più alta mai comminata da Bruxelles e ammonta a quasi il doppio di quella già rilevante che la Ue inflisse al motore di ricerca lo scorso anno: 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi a scapito degli altri competitor. Una cifra record! Ora però, dopo anni di battaglia antitrust, Bruxelles ha deciso di punire Google per la sua strategia mirata a “rafforzare il suo dominio nel campo delle ricerche internet”. In base alle regole Ue sulla concorrenza, tale atteggiamento può essere sanzionato con multe fino al 10% del fatturato totale che nel 2017 per Alphabet, casa madre di Google, è stato di 110,9 miliardi di dollari.
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Un atteggiamento illegale da parte di Google
Nuovamulta record per Google dalla Commissione Ue, la più alta mai comminata. La Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha annunciato le motivazioni della Commissione in una conferenza stampa. Il caso Android è nel mirino di Bruxelles dal 2015. Dopo un anno di indagini, nel 2016 Google fu accusata formalmente di aver obbligato i produttori di smartphone, come Samsung o Huawei, a pre-installare Google Search e a settarlo come app di ricerca predefinita o esclusiva. “Il nostro caso riguarda tre tipi di restrizioni che Google ha imposto ai produttori di apparecchi Android e operatori di rete per assicurarsi che il loro traffico andasse verso il motore di ricerca di Google – ha spiegato Vestager – In questo modo, Google ha usato Android come veicolo per consolidare il dominio del suo motore di ricerca.”
Nel dettaglio si parla di 3 specifiche violazioni che Bruxelles contesta a Google. La prima: ha chiesto ai produttori di device Android di pre-installare l’app di Google Search e il browser Chrome come condizione per fornire la licenza dell’app store di Google, cioè Play Store. Secondo: ha pagato alcuni grandi produttori e operatori di rete a condizione che pre-installassero l’app di Google Search. Infine, Google ha offerto incentivi finanziari ai produttori e agli operatori di reti mobili a condizione che installassero esclusivamente Google Search sui loro apparecchi. Questo allo scopo di consolidare e mantenere la sua posizione dominante.
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Cosa risponde Google
Il gruppo di Mountain View ha ora 90 giorni di tempo per presentare delle controproposte credibili – in sostanza dovrebbe modificare i contratti con i produttori – ma potrebbe anche ricorrere alla Corte di giustizia europea, come già fatto lo scorso anno. Intanto all’orizzonte si avvicina una nuova decisione dell’Ue in merito alle suepratiche pubblicitarie. Un portavoce di Google ha risposto alla multa di Bruxelles: “Android ha creato più scelta per tutti, non meno: un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza. Faremo appello contro la decisione della Commissione”.
Sul suo blog l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, ha scritto che quella di Bruxelles è “una decisione che non tiene in considerazione il fatto che i telefoni Android siano in concorrenza con i telefoni iOs, cosa che è stata confermata dall’89% di coloro che hanno risposto all’indagine di mercato condotta dalla stessa Commissione”. E aggiunge: “Se i produttori di telefoni e gli operatori di rete mobile non potessero includere le nostre app sull’ampia gamma dei loro dispositivi, questo avrebbe un impatto sulla sostenibilità dell’ecosistema Android. Sino ad ora, il modello di business di Android ci ha permesso di non far pagare ai produttori di telefoni la nostra tecnologia e di non dipendere da un modello di distribuzione strettamente controllato“.
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