Si fa di colpo in salita, ancora una volta, la strada che porta alla nascita del governo giallorosso. Parsa ormai roba scontata, imminente. E invece resa assai più precaria dall’ultima uscita di Di Maio. Che prima ha elogiato Conte, come ormai di consuetudine, e ricordato a tutti le rinunce effettuate in questi giorni (Salvini era pronto a lanciarlo come premier). Per poi affondare: “O passano i nostri punti del programma o meglio tornare al voto”.
Non bastasse, ecco anche una successiva dichiarazione in cui Di Maio sembra quasi rimpiangere l’avventura gialloverde appena conclusa: “Siamo stati al governo per 14 mesi, poi qualcuno ha deciso di far cadere tutto sprecando un’occasione storica”. Un intervento inaspettato, diretto, per certi versi brutale. Che ha scosso non poco anche la controparte dem.
Subito è infatti arrivata la replica del vicesegretario dem, Andrea Orlando: “Di Maio ha cambiato idea? Lo dica chiaramente”. E ha preso posizione anche il deputato dem Matteo Orfini: “I decreti sicurezza vanno abrogati”. Irritazione anche da Maria Elena Boschi, esponente di quella corrente renziana che finora è stata la più aperta nei confronti di un governo con i 5Stelle: “Minacce e ultimatum irricevibili”.
Giuseppe Conte ha scelto la linea della prudenza: “Di Maio duro? Non ho sentito il discorso”. Ben più conciliante – rispetto a Di Maio – e più concentrato sui temi da affrontare era stato l’intervento del segretario dem Nicola Zingaretti, ricevuto subito prima da Conte insieme alla delegazione del Pd. “Abbiamo indicato al presidente incaricato quelli che devono essere i principali elementi di novità per un governo di svolta per questo nostro Paese”, ha dichiarato il segretario dem dopo il colloquio.
Gli elettori 5S dicono no: in 30 mila votano (e bocciano il patto col Pd)