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Il governo dice basta alle bollette a 28 giorni per le compagnie telefoniche

La proposta del Pd sulle bollette a 28 giorni

Le bollette a 28 giorni, da qualche anno, sono una realtà che ha portato ad un aumento di spesa per abbonati e in generale per i fruitori delle varie compagnie di telefonia mobile e pay TV. Il governo, dietro proposta del Pd, ha inserito un emendamento nella prossima manovra che interesserà il periodo compreso tra il 2018 e il 2020. In passato la Camera aveva già proposto una legge che mettesse fine all’incresciosa situazione di fronte alla quale si sono trovati milioni di utenti. Questi ultimi si sono visti modificare il conteggio temporale del piano tariffario non più a 30 giorni ma a 28. Il cambiamento radicale ha portato le compagnie telefoniche prima e le pay TV dopo ad aggiungere un mese in più all’anno ai loro incassi. In tal modo la spesa a cui far fronte comprende anche una sorta di tredicesima, ricavata da questa manovra deliberata e senza alcun preavviso per gli utilizzatori, se non quello dell’avvenuta messa in atto, tramite messaggi e comunicazioni per email. Il Pd si è fatto interprete delle numerosissime lamentele manifestate da milioni di utenti a causa delle bollette a 28 giorni. L’interprete di tale istanza è stata alla Camera Alessia Morani, che la propose in modo similare a quella di oggi. Fu poi modificata nel 1995 con la nascita delle authority. Stefano Esposito ha firmato, invece, quello odierno del Pd depositandolo alla Camera come emendamento del Decreto Fiscale e preannunciandolo già qualche settimana fa.
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L’emendamento contro le bollette a 28 giorni

Il governo è determinato a mettere fine alle bollette a 28 giorni, che nella nota espressa proprio ultimamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, è una pratica commerciale definita “scorretta”. L’emendamento riguarda da vicino il pagamento di servizi contemplati nella legge per le Authority, prevedendo anche pesanti sanzioni e rimborsi a ogni singolo utente interessato dal provvedimento. Nello specifico si tratta di una multa fino a 5 milioni di euro a titolo di risarcimento per i danni arrecati al settore della telefonia. La stessa sanzione può arrivare fino a 300 milioni di euro, nel caso in cui le compagnie non modificassero le scadenze dei pagamenti a 30 giorni. Riguardo ai singoli utenti c’è sul tavolo anche la proposta di un rimborso forfettario pari a 50 euro, per chi fosse stato soggetto alla fatturazione non legittima. Le sanzioni si rifanno a quelle previste dallo stesso Codice delle comunicazioni di tipo elettronico. Dal 24 ottobre scorso l’emendamento viene vagliato dalla Commissione Bilancio del Senato insieme al resto del Decreto Fiscale, che sarà inserito nella prossima manovra e che è già stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 dello stesso mese.
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Bollette a 28 giorni secondo il ministro Calenda (Mise)

Il Ministro dello Sviluppo Economico, Calenda, ha dichiarato che tale emendamento non è solo una misura necessaria ad arginare la pratica commerciale illegittima delle bollette a 28 giorni. Si tratta, infatti, di una necessità con un occhio al futuro, per prevenire imitazioni in altri settori commerciali, che andrebbero a danno dei clienti. Nell’occasione ha confermato la presenza della misura nella manovra e si è detto disponibile a un incontro con le società. Lo stesso possibile incontro con le compagnie di telefonia o di pay TV comunque non cambierebbe, ha detto Calenda, la misura già prevista per porre fine alle bollette a 28 giorni. L’intento non è solo quello di mettere un divieto legislativo, ma anche di tutelare i consumatori. A tale riguardo è stata chiamata in causa anche l’Agcom, che dovrà decidere sui singoli rimborsi, fortemente voluti dal Mise.
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