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“A volte ritornano…”. L’incredibile nome per il dopo Conte: la spifferata

Il governo sta facendo di tutto per lasciare sconcertati anche i suoi più accaniti sostenitori. Il ministro dell’Economia dà i numeri (della manovra, si intende…) e in diretta viene smentito dal ministro dell’Interno. Una cosa mai vista. Ma se da un lato la maggioranza gialloblù ogni tanto si fa del male da sola, dall’altro c’è chi a questo governo non perdona nulla, neppure la più insignificante gaffe. Tuttavia, piuttosto che discutere dell’accanimento con cui da più parti viene attaccato il governo Conte, forse è utile capire che cosa vogliano quelli che oggi accerchiano l’esecutivo, dipingendolo come una simpatica accozzaglia di squilibrati, per di più xenofobi e pauperisti.

Dove vogliono andare le élite europee che oggi caricano a testa bassa Salvini e Di Maio? Che cosa si prefigge la stampa liberal che da settimane mette alla berlina ogni membro del governo? Quali sviluppi ha in testa la gente che conta in questo Paese, ovvero le alte cariche istituzionali, i banchieri e la grande industria, cioè chi tiene in mano le redini dell’ Italia? Su La Verità il direttore Belpietro prova a dare una sua lettura, soprattutto su un nome che potrebbe tornare alla ribalta se l’attuale esecutivo dovesse davvero saltare.

“Occorre dare una risposta tenendo conto non soltanto dei fattori economici, che pure pesano, ma anche di quelli politici, che forse pesano di più. Per l’Europa, per dei poteri forti ormai diventati deboli, in Italia è cresciuto un virus che rischia di infettare il resto del continente, spazzando via il sistema politico che dal dopoguerra a oggi ha governato nei diversi Paesi dell’Ue. L’élite che ha forgiato l’Europa non sa come affrontare il cambiamento, incapace di cavalcarlo e pure di fermarlo. Come ogni sistema che si senta minacciato, fra i suoi vertici si impone la linea della chiusura”.

Secondo Belpietro “gli attacchi alla manovra, le accuse per lo spread e le minacce di sanzioni rispondono a questa logica. Con i barbari non si tratta, si combatte. Dunque prepariamoci, perché la strategia non prevede mediazioni. O il governo si piega, rivede la manovra, cancella il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma della riforma Fornero, riconducendo il deficit all’1,6 per cento, o sarà guerra”.

“In pratica per l’Ue e i suoi sostenitori, vale a dire la cosiddetta classe dirigente, esistono solo due vie. O Salvini e Di Maio fanno dietrofront e si rimangiano tutto oppure non resta che farli ballare fino a farli cadere. L’accerchiamento di questi giorni lo dimostra. L’attacco da più fronti, quasi in contemporanea, punta a una retromarcia o a una resa. Cacciati i due, il governo potrebbe essere sostituito con un esecutivo tecnico, tipo quello che ci venne imposto sette anni fa, quando a Palazzo Chigi c’era Berlusconi e il debito era di 400 miliardi più basso rispetto a oggi”.

Chi lo guiderebbe? “La maggioranza potrebbe essere trovata facendo appello alle forze responsabili, cioè ai voltagabbana, come spesso è accaduto nel nostro Paese. Quanto al presidente del Consiglio a cui affidare l’operazione, uno ce l’ abbiamo già sottomano. Avete visto quanto appare negli ultimi tempi in tv Mario Monti? Da dimenticato senza appello, si è trasformato in un ripescato con onore. Giornali e tv lo interpellano con attenzione e molti di voi si saranno chiesti la ragione. Beh, la risposta è semplice: a volte ritornano”.

 

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