Green fashion, filati innovativi e moda ecosostenibile: anche il mondo del tessile sta cambiando sulla scia di un’Industria 4.0 sempre più innovativa e attenta all’ambiente. Conosciuta in tutto il mondo per la qualità del suo artigianato, anche l’Italia si sta muovendo nella direzione dell’eco-friendly. Da Orange Fiber sino a Vegea, sono numerose le imprese italiane che propongono un nuovo modello di business capace di produrre filati altamente innovativi, di altissima qualità ma soprattutto ecocompatibili.
Le startupper italiane che creano un filato dagli agrumi
Tra i casi di successo più celebri nel panorama innovativo italiano c’è sicuramente Orange Fiber, startup nata nel febbraio 2014 dall’idea di Adriana Santanocito e Enrica Arena. La prima immagina, all’interno della sua tesi di laurea, un tessuto altamente innovativo e sostenibile creato dagli agrumi. La proposta viene accolta con entusiasmo da Enrica e, insieme al Politecnico di Milano, sviluppano il brevetto che viene poi depositato in Italia ed esteso a PCT internazionale. Da quel momento il progetto decolla a dismisura: finanziate da un business angel e da Trentino Sviluppo, le due startupper nel settembre 2014 riescono a presentare il prototipo del primo tessuto al mondo filato a partire dagli agrumi.
Re-Bello: il “Made in Italy” bello, di qualità e sostenibile
L’idea alla base del brand Re-Bello, invece, è quella di una green fashion italiana che riesca comunque a distinguersi sia per qualità sia per bellezza ed eleganza dei prodotti proposti. “Volevamo fare – e vogliamo farla tuttora – una rivoluzione bella, senza necessariamente andare in piazza a protestare ma mettendo in campo azioni concrete, positive, per il pianeta e per la comunità” spiegava sull’Huffington Post Daniel Tocca, co-fondatore della startup.
L’idea dell’azienda è stata subito apprezzata, in quanto sin dagli albori ha rappresentato il tema della green fashion in ogni sua parte. Le lavorazioni dei materiali proposti sono tutte eco-friendly e i filati altamente innovativi: Re-Bello – che ha chiuso il 2016 con 1,3 milioni di euro di fatturato – propone ora tessuti da legno di faggio, nylon rigenerato, bambù, eucalipto ma anche dal riutilizzo del PET, da lana riciclata, da cotone organico e una pelle conciata con foglie d’ulivo.
Gli imprenditori che utilizzano le vinacce per produrre pelle e filati
Tra le eccellenze italiane che strizzano l’occhio alla green fashion anche Vegea, azienda nata nel 2016 a Milano da Gianpiero Tessitore, architetto e Francesco Merlino, chimico industriale. L’idea di business alla base è quella di trovare alternative ecosostenibili all’utilizzo di prodotti e materiali comunemente impiegati nel settore moda, intraprendono un percorso di ricerca ed investono nello sviluppo di una tecnologia innovativa per la produzione di tessuti tecnici biobased.
E’ nato così Wineleather, un materiale simile alla pelle ma 100% vegetale. “Abbiamo creato e brevettato un innovativo processo produttivo che trasforma le fibre e gli olii vegetali presenti nella vinaccia, in un materiale ecologico con le stesse caratteristiche meccaniche, estetiche e sensoriali di una pelle. Il risultato è una pelle di grandissima qualità con bassi costi di produzione, adattabile e facilmente lavorabile, tutti plus per chi lavora la pelle” ha spiegato Tessitore in occasione della presentazione dell’azienda durante Vinitaly. A dicembre 2017, l’azienda ha presentato al Parlamento Europeo un nuovo progetto per un “filato dal vino”, che verrà utilizzato per la produzione di tessuti innovativi.
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