Il senatore Gianluigi Paragone punta il dito contro Sergio Mattarella. La ragione dell’irritazione del fondatore del movimento Italexit nei confronti del presidente della Repubblica è legata al dibattito in corso sul green pass. Nella mattinata del 15 settembre, infatti, il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, ha posto in Senato la questione di fiducia sul decreto green pass.
Lo stesso decreto il cui testo era già stato approvato alla Camera pochi giorni fa. In quell’occasione la Lega di Matteo Salvini, pur rinunciando a presentare i propri emendamenti, aveva votato più volte insieme all’opposizione di Fratelli d’Italia. Ne erano nate aspre polemiche che però, ormai, sembravano sopite. Anche i leghisti, infatti, hanno annunciato il loro sì alla fiducia a Palazzo Madama.
“Non dobbiamo esasperare i toni, abbiamo votato a favore anche in consiglio dei ministri, discuteremo in Aula”, dichiara il capogruppo del Carroccio al Senato Massimiliano Romeo. Ma il passo indietro leghista non è servito a far cambiare idea a Gianluigi Paragone. Il senatore del gruppo Misto, ex M5S, si sfoga di fronte ai giornalisti, non risparmiando critiche durissime neanche al presidente della Repubblica.
“In un momento delicato, e con un provvedimento così delicato, il governo ancora una volta ha posto la questione di fiducia”. Queste le parole di Gianluigi Paragone. “Quindi il Senato non può parlare. Non può discutere. Noi siamo arrivati dal bicameralismo perfetto al monocameralismo imperfetto. – protesta il senatore – Lavora una Camera e l’altra mette la fiducia e viceversa. Io domando al presidente della Repubblica se è ancora il garante della Costituzione”. Ultima frase che rappresenta un attacco diretto alla figura del capo dello Stato, ritenuto quantomeno inadeguato da Paragone. Per il momento, comunque, non si registra alcuna reazione dagli ambienti del Quirinale.
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