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Ex Ilva, blitz della Guardia di Finanza nelle sedi di ArcelorMittal a Taranto e Milano

Dopo lo stop del Tribunale di Milano che ha imposto ad ArcelorMittal di non fermare gli impianti, l’ex Ilva di Taranto continua ad essere al centro delle cronache. Ora a fare notizia sono le perquisizioni e i sequestri da parte della Guardia di finanza che sono in corso da oggi, martedì 19 novembre, negli uffici di Taranto e di Milano del gruppo indiano. Gli interventi sono stati disposti su delega delle due procure che indagano parallelamente dopo l’esposto presentato dai commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. I magistrati tarantini indagano per appropriazione indebita e distruzione dei mezzi di produzione.

Un altro filone delle indagini è invece nelle mani della procura di Milano, che indaga per false comunicazioni al mercato, distrazione di beni da fallimento, e sta valutando l’ipotesi di reati tributari. Stando a quanto si apprende, tra i documenti contabili che la Guardia di Finanza di Taranto sta acquisendo ci sono quelli che riguardano l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti finiti, considerando le ingenti perdite segnalate dalla multinazionale rispetto alla gestione commissariale.

Come si diceva, non solo Taranto. I Finanzieri infatti sono andati da Mittal anche a Milano. Stanno effettuando acquisizioni negli uffici dell’azienda, in via Brenta, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano per distrazione di beni da fallimento. Oltre all’aggiotaggio informativo, ossia alle false comunicazioni al mercato, nell’inchiesta milanese sull’addio di ArcelorMittal all’Ilva i pm contestano il reato di distrazione di beni del fallimento. Gli inquirenti anche oggi stanno sentendo alcuni testimoni nell’indagine e sono previste anche acquisizioni di documenti da parte degli investigatori.

Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, nel fascicolo aperto nei giorni scorsi contro ignoti, puntano a verificare se dirigenti e manager del gruppo con le loro condotte abbiano sottratto e distratto beni e risorse dall’Ilva fallita, dopo che hanno iniziato a gestirla col contratto d’affitto, contratto da cui hanno chiesto di recedere dando anche l’avvio alla causa civile. Le verifiche degli inquirenti riguardano anche le comunicazioni date dall’azienda a partire dallo scorso 4 novembre e l’impatto che possono aver avuto sull’andamento del mercato internazionale dell’acciaio.

 

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