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Guccini: “Salvini? Anche Hitler fu eletto dal popolo. Sento aria di Weimar”

Francesco Guccini ha smesso di cantare da un pezzo (salvo un’ultima parentesi come regalo all’amico Roberto Vecchioni), ma non ha di certo smesso di fare quello che ha sempre amato: documentarsi, informarsi, leggere, osservare e commentare la politica. Senza cantarla, ha tirato fuori una nuova Avvelenata, stavolta destinata a Matteo Salvini, paragonato con metafore non troppo immaginarie al dittatore nazista Adolf Hitler. In occasione di un incontro all’Università Normale di Pisa, Francesco Guccini pronuncia parole pesantissime sull’attuale situazione politica, rievocando quanto accaduto in Germania nei primi decenni del secolo scorso.

“Adolfo fu eletto dal popolo. Io sento continuamente uno dire di avere alle spalle 60 milioni di italiani, che è una frase pericolosa”. Parole che pesano come macigni, quelle pronunciate da Francesco Guccini alla Normale di Pisa, in occasione della presentazione del suo libro “Canzoni”, riguardo l’attuale situazione politica italiana.

Al di là della sua carriera artistica, era impossibile che l’incontro non contemplasse una parentesi di stampo politico. Nel corso della presentazione arriva così la domanda di una persona che gli chiede cosa pensi del fatto di essere, contemporaneamente, il cantautore preferito di Renzi, Salvini e Alfano. Con un commento ironico prova a divincolarsi da una risposta seriosa…

“Anche Dante, scusate il grande esempio che faccio, non ha colpa se l’hanno letto anche degli sciagurati, non è colpa mia”. Risposta che finisce ugualmente per dare, esprimendo un concetto tutt’altro che irrilevante: “Io ho una gran paura, sento aria di Weimar e non dico di più. Sento aria abbastanza pesante da questo punto di vista. Devo dire una cosa: Adolfo fu eletto dal popolo…”.

“Sento continuamente uno dire di avere alle spalle 60 milioni di italiani, che è una frase pericolosa. Ai giovani, che hanno questa pecca di non leggere, consiglio di farlo, di leggere sempre. Il libro è diventato un oggetto misterioso, io ero disperato se non avevo un libro da leggere da ragazzo. Leggendo, poi, si mette dentro della roba che in qualche modo può uscir fuori. Leggere, è l’unica cosa che posso dire”.

Francesco Guccini è indubbiamente percepito, specie da alcuni dei suoi più accaniti seguaci, come un vate. Va da sé, dunque, che le sue osservazioni sull’attuale situazione politica finiscano per avere un peso specifico rilevante. In questo senso, anche il suo invito alle nuove generazioni a tornare a leggere, appare come un grido disperato, nel tentativo di arrestare una deriva culturale che lui intravede, nemmeno troppo lontana da noi.

 

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