All’incirca mezzo milione di cittadini statunitensi, dal 1996 al 2019, sono morti a causa dell’OxyContin, in maniera diretta e indiretta. L’epidemia di oppioidi causata dal farmaco Fentanyl, di cui abbiamo parlato altrove definendola la “droga degli zombi”, ha nel farmaco OxyContin un precedente inquietante: l’ossicodone è uno degli antidolorifici oppioidi più potenti al mondo, nonché uno dei più utilizzati per le cure palliative nei casi di dolore cronico. Ma andiamo con ordine. La sua storia è l’emblema dell’avidità umana, l’avidità dei produttori dell’OxyContin stesso, altresì noto come ossicodone dal nome del principio attivo, che sapevano come si possa sviluppare assai facilmente una forte assuefazione e una dipendenza persino più forte di quella dall’eroina. Sapevano e hanno taciuto. Ora la storia dell’OxyContin è tornata alla ribalta grazie alla docuserie Painkiller prodotta da Netflix. La casa farmaceutica statunitense Purdue Pharma ha rilasciato l’OxyContin sul mercato statunitense nel 1996 e, per via del rilascio di ben 12 ore di ossicodone, il farmaco ebbe subito grande diffusione. (Continua a leggere dopo la foto)
L’epidemia (indotta) da oppioidi negli USA
Una diffusione, si diceva, ben più ampia del dovuto, giacché anziché essere usato solo per cure palliative di fine vita o dolore severo, venne prescritto dai medici americani in una lunga teoria di casi, dall’artrite al mal di schiena fino alle comuni lesioni sportive. Con brutale sintesi, tantissime persone, anche senza alcuna dimestichezza con le droghe, hanno sviluppato una forte dipendenza da oppioidi sino rivolgersi, in assenza di nuove prescrizioni, al mercato dell’eroina di strada. Parliamo di giovani e meno giovani, persone comuni, con un lavoro e una vita stabile finite nel girone infernale della droga peggiore. Se prima parlavamo dell’avidità umana è perché la famiglia Sackler, proprietaria della Purdue Pharma, come si è poi scoperto e come viene raccontato da Netflix, riempì di benefit e altre prebende i medici che prescrivevano l’OxyContin, generando un mostruoso e colossale conflitto d’interessi. Altrettanto criminale fu la manipolazione dei dati, che ha fatto approvare un farmaco così pericoloso distribuendolo a tappeto in tutto il Paese. L’OxyContin iniziò, dunque, a essere prescritto con grandissima frequenza dai medici degli Stati Uniti in quanto venduto dalla casa farmaceutica come “miracolosa cura per ogni dolore e senza pericolo di dipendenza“. Sicché, commercializzato in modo troppo ampio, senza preoccuparsi dei suoi pericoli, il farmaco è stato prescritto in modo inappropriato, il che ha portato a una massiccia assuefazione. Ma c’è di più, e persino di più grave: è emerso che Purdue Pharma e la famiglia Sackler conoscessero l’esponenziale rischio dell’abuso e della dipendenza, da ancor prima che la DEA, l’agenzia antidroga degli USA, cominciasse ad indagarvici. Anziché prendere provvedimenti, la Purdue Pharma sfruttò a proprio vantaggio l’elevato tasso di tossicodipendenti per incrementare il fatturato, proseguendo per oltre un decennio un’aggressiva politica di promozione commerciale. (Continua a leggere dopo la foto)
Gli effetti e l’astinenza
La Purdue Pharma è considerata la principale responsabile della cosiddetta epidemia degli oppioidi. Nonostante il forte decremento delle prescrizioni negli ultimi 15 anni, l’epidemia negli Stati Uniti non dà nessun segno di arresto, con dati fortemente preoccupanti: il farmaco causò direttamente (attraverso l’overdose) e indirettamente (costringendo i pazienti dipendenti a sostituirlo con altre droghe più pericolose, ma più economiche come l’eroina o il fentanyl) la morte di circa mezzo milione di statunitensi (al 2019). Nei 12 mesi tra aprile 2020 e aprile 2021 negli Stati Uniti sono state registrate 100 mila vittime da overdose di oppiacei. Tra tutti i Paesi al mondo con il più alto consumo di questo farmaco, gli Stati Uniti sono al primo posto con 51,6 tonnellate di OxyContin consumate proprio in Nord America, come leggiamo su Today. A seguire Canada, Danimarca, Australia e Norvegia. In Italia, certo, l’abuso di ossicodone è di gran lunga meno preoccupante che in Nord America, ma rappresenta comunque il farmaco oppiaceo che ha causato il maggior numero di tossicodipendenti dal 2010 a oggi. L’OxyContin da solo non è un farmaco considerato fatale se assunto con cautela, ma se superata la dose di 320g al giorno o se associato ad altri farmaci, droghe o alcool, diventa pericolosissimo. Chi ne abusa e interrompe bruscamente l’assunzione di OxyContin, ha un altissimo rischio di manifestare sintomi di astinenza per questo è necessario sospendere il farmaco gradualmente. Tra i sintomi di astinenza da OxyContin, come negli altri oppioidi, ci sono l’ansia, gli attacchi di panico, l’insonnia, nausea, febbre e un senso di stanchezza forte. Inoltre, è stato verificato che, i neonati le cui ladri avevano assunto OxyContin in gravidanza, avevano sintomo da astinenza. (Continua a leggere dopo la foto)
La vicenda giudiziaria contro Purdue Pharma
La serie, a sua volta, è tratta dal libro Pain Killer: L’impero dell’inganno e la grande epidemia americana di oppiacei di Barry Meier e dall’articolo “The Family That Built an Empire of Pain“, pubblicato sul New Yorker da Patrick Radden Keefe, che sollevò il caso. La vicenda giudiziaria contro la famiglia Sackler arriva sino al settembre del 2021, allorché la Purdue è stata condannata a risarcire 4,5 miliardi di dollari di danni. Giustizia è stata fatta? No, e per due motivi: anzitutto, nessuna cifra può restituire alla vita questo mezzo milione di vittime solo negli Stati Uniti, non si può monetizzare la morte di una persona; poi, soprattutto, ha destato grande scalpore il fatto che ai Sackler sia stata comunque garantita l’immunità su futuri procedimenti penali. Una situazione che ha dell’incredibile e che si è protratta per oltre vent’anni. La vita di milioni di americani è stata cambiata da una pillola, circa mezzo milione di persone sono morte, tanti stanno ancora lottando per tornare alla normalità. I membri della famiglia Sackler hanno goduto fama di grandi mecenati e filantropi, addirittura al Guggenheim Museum di New York vi era una iscrizione, poi rimossa, che ricordava gli ingenti finanziamenti ricevuti da costoro.