Limitazioni ingiustificate e, in certi casi discriminatorie, quelle del disegno di legge sugli home restaurant. A dirlo è l’Antitrust per mano del suo presidente Giovanni Pitruzzella che nell’ultimo bollettino pubblicato analizza le criticità della proposta di legge, anche in relazione alla raccomandazione europea che vuole per la sharing economy una legislazione “leggera”, in grado di favorirla.
Cos’è l’home restaurant
Fra le ultime espressioni di sharing economy che hanno iniziato a diffondersi in Italia, l’home restaurant non è altro che una ristorazione domestica in cui qualcuno mette a disposizione la sua casa e e le sue doti culinarie per cene da consumare dietro compenso. Cene spesso “veicolate” attraverso piattaforme online.
Le misure contestate per l’home restaurant
Se da un lato il disegno di legge sull’home restaurant cerca di stabilire regole per tutelare gli utenti, dall’altro prova a stabilire dei paletti per evitare una concorrenza sleale alle attività imprenditoriali di ristorazione.
Per farlo il Ddl, approvato dalla Camera gennaio e in attesa di essere discusso in Senato, stabilisce un tetto massimo annuo di 500 coperti e di 5 mila euro di proventi. Limitazioni che per il Garante della Concorrenza definisce “del tutto ingiustificate” e che nell’intenzione del legislatore dovrebbero servire a garantire l’occasionalità dell’attività.
Fra le misure ritenute discriminatorie dal Garanti anche l’obbligo per coloro che praticano l’home restaurant di operare solo attraverso piattaforme online e di somministrare cene solo previo pagamento anticipato. Una norma che scrive il Garante “crea una discriminazione con i ristoratori tradizionali” escludendo il contatto diretto con gli utenti, e impedendo di raggiungere coloro che sono poco avvezzi all’uso di tecnologie.
“Analoghe considerazioni – prosegue – valgono rispetto all’obbligo di fatto imposto di pagare la prestazione prima di averne beneficiato” dato che che questa di fatto prevede che “le transazioni avvengano esclusivamente mediante le piattaforme digitali. Impedendo, o rendendo più oneroso per il cliente di avvalersi, ad esempio, della possibilità di disdire sul posto un servizio rivelatosi inadeguato”.
Fra le misure previste e contestate dall’Antitrust il divieto di organizzare cene in abitazioni affittate a turisti, come B&B e Case Vacanza in forma non imprenditoriale. Una restrizione che viene definita come “priva di motivazioni” e ingiustificata..
Il disegno di legge prevede inoltre una serie di obblighi per i cuochi domestici, fra cui la la copertura assicurativa su eventuali rischi derivanti dall’attività e sulla responsabilità civile verso terzi (da cui restano esclusi coloro che non superano 50 coperti e 5 cene l’anno). Misure che per il Garante della Concorrenza non risultano necessarie o proporzionate, anche in virtù del fatto che “eventuali obiettivi di tutela della salute dei fruitori sono comunque sufficientemente garantiti dall’obbligo di rispettare le norme sull’igiene degli alimenti e dagli obblighi di copertura assicurativa”.
“In conclusione – scrive Giovanni Pitruzzella – il DDL che disciplina l’attività di home restaurant appare nel suo complesso idoneo a limitare indebitamente una modalità emergente di offerta alternativa del servizio di ristorazione e, nella misura in cui prevede obblighi che normalmente non sono posti a carico degli operatori tradizionali, risulta discriminare gli operatori di home restaurant, a favore dei primi”.