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Spie, accuse, arresti: si allarga lo scandalo Huawei, il colosso cinese sempre più nella bufera

L’ennesimo scandalo che va a minare la credibilità di Huawei, il colosso delle telecomunicazioni cinese che in queste ore ha dovuto fare i conti con l’arresto di un suo dipendente in Polonia, in manette insieme a un cittadino polacco perché sospettato di spionaggio. L’uomo si è identificato come il capo del reparto vendite del gruppo nel Paese ma al momento non è stato reso noto il suo nome. Con lui in carcere un’altra persona che lavora per il gruppo di telecomunicazioni Orange.

Gli agenti del controspionaggio hanno perquisito gli uffici di Huawei, portando via documenti e dati elettronici, e la casa del dipendente. A riferirlo è stata l’emittente polacca Telewizja Polska, secondo cui il cittadino cinese ha studiato presso una delle maggiori scuole di intelligence della Cina ed è un ex dipendente del consolato cinese a Danzica. Il cittadino polacco, invece, viene identificato come una persona al corrente dei sistemi di comunicazione criptata del governo di Varsavia e già vice direttore del dipartimento di sicurezza informatica del controspionaggio. In base alle accuse, i due uomini, che si sono dichiarati non colpevoli, rischiano fino a dieci anni di carcere.Il ministero degli Esteri cinese si è detto “molto preoccupato” per l’arresto del concittadino e ha chiesto a Varsavia di assicurare i diritti legittimi dell’individuo coinvolto. Il colosso di Shenzhen ha scelto, finora, di non commentare direttamente l’arresto, di cui si è detto “al corrente” e ha ribadito di rispettare le leggi dei Paesi in cui opera. Huawei è nel mirino delle agenzie di intelligence occidentali già da tempo, con il sospetto di spionaggio informatico. Un’accusa che il gruppo ha ripetutamente smentito.La Norvegia è stato l’ultimo Paese occidentale a prendere in considerazione la possibilità di escludere Huawei dalla costruzione delle proprie reti 5G sui timori di sicurezza informatica. Il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen è finito nell’occhio del ciclone il mese scorso, dopo l’arresto a Vancouver della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, su richiesta degli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione per il sospetto di violazione delle sanzioni all’Iran.

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