Non sono i cinque punti sbandierati ai quattro venti da Nicola Zingaretti a fare da base per un eventuale accordo tra Movimento Cinque Stelle e Pd per dar vita a un nuovo governo. Lontano dalle telecamere e dai proclami ufficiali, sarebbero tre i passaggi ritenuti fondamentali dal segretario dem, che ha chiesto ai dirimpettai grillini di adeguarsi.
Questa, secondo la testata, sarebbe la discriminante per dare vita a un governo Pd-M5s e verrebbe prima di tutto il resto. Come si vede l’asticella della trattativa si alzerebbe ulteriormente, perché sembra proprio che la formula della discontuinità in questo modo diventi la richiesta di un’abiura.
Zingaretti resta intenzionato a trattare ma sulla base di un nuovo corso politico. Su queste basi si può dire che oggi il borsino della crisi cominci a pendere verso il voto anticipato. Ma dipende da Di Maio e da Casaleggio, che nei giorni scorsi ha avuto un colloquio con Zingaretti. Dalla loro risposta. Non solo alle condizioni del Pd ma alla domanda principale del negoziato: chi fa il premier. Il Movimento pensa che tocchi a loro indicarlo. Il Pd pensa che debba essere frutto di un accordo.
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