Un libro, 126 pagine, che è una picconata nei confronti del governo gialloverde. Autore Alessandro Di Battista, il pasionario pentastellato che è tornato di colpo alla carica, puntando il dito contro la Lega e denunciando “squallidi giochi di potere” di fronte ai quali “il Movimento deve fare il Movimento: un conto è fare un patto di governo, un altro è essere complici”. Il volume, che sarà presentato il prossimo venerdì 28 giugno a Viterbo in occasione del Caffeina Festival, diretto da Filippo Rossi, ha messo in subbuglio il mondo, già agitato, dei Cinque Stelle.
Come raccontato da Alessandro Trocino sulle pagine del Corriere della sera, la cattiveria che gira negli ambienti pentastellati è che il Dibba avesse un accordo con Loft, la piattaforma tv del Fatto Quotidiano, per scrivere reportage dall’India. Ma il viaggio, pluriannunciato, è saltato. “L’accordo, ci aveva detto lui stesso – racconta un deputato – doveva portargli un compenso di 20-25 mila euro al mese. E invece è saltato. Per questo se n’è uscito con questo libro. Per sfruttare l’immagine del Movimento e fare soldi”.
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Quella del denaro è una voce ricorrente tra i parlamentari, infuriati. “Si racconta nelle chat che abbia partecipato più volte alle war room, i gabinetti di guerra di Di Maio, e in un’occasione abbia spiegato di aver bisogno di soldi e di sperare in un ruolo retribuito nel Movimento. Menzogne contro una voce scomoda? Possibile, ma in molti fanno notare che Di Battista sia sempre stato a favore di un governo con Salvini e che ora il dietrofront sia motivato da altro”.
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A Di Battista si rinfaccia anche di parlare, ormai, praticamente da esterno: “Ogni volta che c’è una responsabilità – scrive un parlamentare – si tira indietro. Gianroberto gli aveva offerto di fare il sindaco di Roma e ha detto no. Luigi di fare il candidato alle Europee e ha detto no. Vuole fare la rivoluzione, ma non si fa da casa, scrivendo libri. Si fa scendendo in piazza”.
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