E alla fine gli elettori grillni si scoprirono favorevoli alla Tav. Sull’opera che continua a dividere Lega e Cinque Stelle ecco arrivare i numeri a sorpresa che vedono i militanti del Movimento esortare i propri rappresentanti ad abbandonare la trincea e assestarsi su posizioni più morbide. I numeri dello studio commissionato da Di Maio per sondare l’umore del popolo pentastellato non lasciano spazio a interpretazioni: il 70% dice “sì” all’alta velocità Torino-Lione.
A riportare la notizia è il Corriere della Sera secondo il quale ora Di Maio proverà a trasformare l’analisi in un’arma a suo favore, lui che si era da tempo detto disponibile a una maggiore apertura in merito alla Tav e che aveva dovuto fare i conti con l’intransigenza di Grillo e Di Battista, pronti addirittura a sfiduciarlo in caso di cambi di rotta. Ora, i tempi sembrano invece maturi per proseguire in un solco di cambiamento, abbandonando toni e posizioni del passato.
Di Maio si è convinto a tornare indietro per reimpostare il rapporto con il mondo delle imprese, per riallacciare il filo delle relazioni con il Vaticano, per ricalibrare le scelte di natura internazionale. “E stavolta — assicura — non si torna indietro”. Perciò sulla Tav imporrà la scelta politica che spetta al capo del Movimento, avendo cura di farla metabolizzare a chi è contrario, chiedendo opportune modifiche al progetto. Senza più nascondersi dietro la piattaforma Rousseau.
È così che il vicepremier si prepara all’ultima mediazione con l’altro vicepremier, che è pronto ad accettare un compromesso ma niente più: “Non sono disponibile a bloccare l’opera” ha anticipato Salvini. La Tav rappresenta la metafora del nuovo percorso politico del Movimento, e potrebbe ridisegnare il tracciato del governo e della stessa legislatura. Si vedrà se la nuova (vecchia) linea basterà a Di Maio per invertire la tendenza descritta dai risultati alle regionali e dai sondaggi per le europee.
Di Maio sfiduciato: il Movimento pronto a fare a meno del suo leader