Un vertice per confrontasi sulle priorità del Movimento Cinque Stelle: a convocarlo Luigi Di Maio, che a Palazzo Chigi ha voluto incontrare i ministri pentastellati per discutere con loro le prossime mosse. Tra i presenti anche Danilo Toninelli, ministro dei Trasporti, e Giulia Grillo, ministra della Salute, due nomi su cui peserebbe un rischio rimpasto, anche se per ora questa ipotesi sembrerebbe essere esclusa. Nel vertice si è discusso su quanto va realizzato ora, partendo dal salario minimo, un punto che Di Maio ha sottolineato più volte nelle ultime settimane.
Il leader del M5S ha comunicato ai suoi l’intenzione di provare a dialogare con le varie parti sociali coinvolte, continuando a spingere per una normativa che deve essere il “prossimo passo per restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati”. Il ministro del Lavoro ha sottolineato di come si tratti di “una legge presente in tanti Paesi europei”, per cui “l’Italia non può restare a guardare”.È inoltre tornata centrale la questione di una legge sul conflitto di interessi, che già in passato Di Maio aveva definito come strumento indispensabile di lotta alla corruzione. Sul decreto dignità invece il vicepresidente del Consiglio ha intimato di non mettere i bastoni fra le ruote: “Il decreto dignità non si tocca. Chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro può rivolgersi a Renzi. Il Jobs Act è stata una delle peggiori legge mai fatta negli ultimi 20 anni” ha affermato Di Maio.
Il ministro ha quindi riconfermato l’impegno dei ministri Cinque Stelle per la realizzazione della flat tax, il cavallo di battaglia dell’alleato di governo: “La flat tax si farà e sarà rivolta al ceto medio. L’abbassamento delle tasse è indispensabile e vogliamo rilanciare la nostra economia. Quindi su questo punto avanti come un treno”. Proprio riguardo ai rapporti con la Lega e sulla tenuta dell’esecutivo ha affermato: “Il governo va avanti, non tradiamo la parola data ai cittadini. Siamo leali e dobbiamo completare punto dopo punto tutto il contratto di governo”.
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