I sondaggisti si stanno interrogando su un fenomeno che si sta diffondendo tra i giovani di tutta Europa. Per anni, la cosiddetta Generazione Z è stata descritta come docile, europeista, figlia dell’Erasmus. Ma qualcosa sta cambiando. Gli Under 30 faticano a trovare un lavoro dignitoso e alloggi accessibili. Si sentono abbandonati, con istituzioni sempre più sorde alle loro esigenze. I loro problemi non sembrano interessare a nessuno in questa Unione Europea.
Ecco che monta la rabbia di una generazione abbandonata, senza punti di riferimento per il futuro. E subito parte la narrazione mainstream: tutti i giovani sarebbero allineati ai partiti dell’ultra destra. Anti sistema, anti immigrazione, nazionalisti. In una parola: sovranisti. Il sovranismo, il demone degli europeisti. Nessuno considera che questi ragazzi sono esasperati da vent’anni di politiche neoliberali che li hanno messi all’angolo, sempre più soli, poveri e precari. È più facile accusarli di fascismo.
La rabbia della Generazione Z in Europa
In realtà, c’è una parte di verità in quello che segnalano i sondaggisti. Sono i partiti di destra, a volte estrema, a beneficiare maggiormente dello scontento giovanile. Ma non sono i soli. In Germania, ad esempio, è nato un partito di stampo sovranista a sinistra, e sta salendo rapidamente nei sondaggi pre-elettorali. Il disagio è diffuso ovunque. Essendo più numerosi i partiti di destra che si schierano contro l’Unione Europea, sono loro a raccogliere più consenso in tutto il continente. Dagli spagnoli di Vox agli olandesi del Partito delle Libertà, fino al Rassemblement National di Marine Le Pen. E, purtroppo, ai tedeschi di AfD, che in alcuni loro membri mostrano preoccupanti nostalgie naziste.
I giovani stanchi dell’Europa e i partiti
Il risultato è chiaro: il voto dei 18-35enni si sposterà dai partiti ecologisti a quelli sovranisti. La preoccupazione non è più quella dell’ambiente, ora che la “stella” di Greta Thunberg si è spenta e le politiche green esasperate stanno mettendo in ginocchio il ceto medio. Il problema dei giovani non è più “l’ansia da cambiamento del clima”. Ad allarmarli sono il lavoro precario o sottopagato, le bollette, gli affitti inaccessibili, gli aumenti dei prezzi, la difficoltà a costruirsi una famiglia, la minaccia di una guerra globale. E qualcuno si stupisce se, dopo essere stati bombardati di propaganda europeista per anni, ora i giovani si ribellano e cercano qualcuno che li rappresenti.
La storia ci insegna: un’azione sbagliata porta a una reazione, spesso anch’essa sbagliata. Ma i neoliberisti e gli ultra europeisti hanno poco da scandalizzarsi: sono loro la causa di ciò che sta accadendo. In tutta Europa i giovani si stanno riavvicinando alla politica, vogliono far sentire la loro voce, hanno capito che solo attraverso l’impegno e l’unione potranno cambiare le cose.
Ma i giovani italiani sono esclusi
Quasi ovunque, va detto, ma non in Italia. Qui la maggior parte dei giovani non mostra segni di ribellione. I ragazzi non vanno a votare e manifestano il loro disagio in modo intimo, psicologico. Come se non avessero più speranze. Ed è questo, forse, il primo problema da risolvere se vogliamo che l’Italia abbia un futuro e non diventi terra di conquista per i potenti di turno.