Salvini punta il dito contro la giustizia italiana, inferocito per la decisione presa dal gip Alessandra Vella di non convalidare l’arresto della capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete, fermata a Lampedusa dopo aver fatto sbarcare 40 migranti. L’Associazione Nazionale Magistrati risponde per le rime, determinata a non voler subire passivamente gli attacchi del Viminale.
“Ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore” ha detto attraverso una nota la Giunta Esecutiva Centrale dell’Anm.
Il vicepremier leghista, durante una diretta Facebook, aveva tuonato: “Mi vergogno di chi permette che in questo Paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un’auto della polizia. Pessimo segnale signor giudice”.
Uno sfogo che i magistrati hanno ritenuto inopportuno: “Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell’Interno, scatta immediatamente l’accusa al magistrato di fare politica. Appare poi estremamente grave – dicono dall’Anm – la prospettazione di una riforma della giustizia finalizzata a selezionare i magistrati in modo che assumano esclusivamente decisioni gradite alla maggioranza politica del momento”. I giudici, nei tribunali e nelle corti, “applicano le leggi interpretandole secondo la Costituzione e le norme sovranazionali. Questo è il loro dovere in uno Stato di diritto e in una democrazia liberale e – conclude la nota – costituisce ineludibile garanzia per la tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini”.
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