Qualcuno doveva fare un passo indietro, inevitabilmente. Quel qualcuno alla fine è stato Matteo Salvini, che ha accettato l’arrivo in Italia di 10-15 migranti, bambini accompagnati dalla mamma e dal papà, sbarcati a Malta dopo 19 giorni in mare. Con una serie di riserve: saranno affidati alla Chiesa Valdese, “senza oneri per lo Stato”. E con la promessa di un incontro urgente con il commissario Ue Dimitris Avramopoulos per far eseguire la ricollocazione degli oltre 200 migranti che da agosto l’Italia aspetta di far accogliere da altri Paesi europei. Conte, con qualche piccolo cedimento, ha incassato il suo personale successo.
Quello che resta, al netto dell’accordo raggiunto, è la sensazione di una distanza tra Lega e Cinque Stelle mai così netta, così evidente. Mentre si consumava la partita tra il premier e il vice, infatti, il leader del Carroccio non faceva che lanciare in rete tweet che rivangavano il passato delle crisi sui migranti, rimarcando la linea dura decisa al Viminale con la chiusura dei porti. Ci ha tenuto a ribadire, Salvini, che è lui a dettare la linea sull’immigrazione, non accettando di essere scavalcato da nessuno.
Il Capitano continua a giocare la sua personalissima partita in vista delle europee, una campagna elettorale permanente che nemmeno gli alleati di governo riescono a disinnescare. La convinzione della Lega è che i sondaggi, alla fine, daranno ragione a Salvini. A costo di aumentare lo strappo ormai evidente con i Cinque Stelle: non c’è solo l’immigrazione a tenere banco, ma anche il reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni, le opere pubbliche.
Le prossime settimane, con queste premesse, rischiano di farsi presto roventi per un esecutivo che ora fatica a tenere unite le sue due anime. Il rischio è che sul fronte Tav, altro punto che vede storicamente in disaccordo Salvini e Di Maio, possa consumarsi l’ennesimo scontro interno ad altissima tensione.
Migranti Sea Watch, Conte sfida Salvini: “Basta: vado a prenderli io in aereo”