Matteo Salvini ha un grave problema, tutto interno: il 30% dei militanti del Nord, quelli che potremmo definire “leghisti duri e puri” ha abbandonato il Carroccio. Una rottura evidente nella campagna di tesseramento del partito e che conferma i problemi di una formazione in netta picchiata da diversi mesi a questa parte, accompagnata da sondaggi sempre più impietosi. Come spiega Repubblica, i dati finora sono stati comunicati con un certo entusiasmo. Ma nascondono non poche magagne.
A febbraio 2020 già in oltre 50 mila avevano versato i dieci euro per iscriversi al partito di Matteo Salvini e mantenere gratuitamente la tessera della “vecchia” formazione. Il dato definitivo arriverà soltanto nei prossimi giorni, anche se in realtà la differenza rispetto al passato non è così evidente: stando ai numeri, nel 2017 gli iscritti erano circa 80 mila: 19 mila cosiddetti militanti e 60 mila sostenitori. Più o meno, insomma, lo stesso livello di oggi.Quello che però la Lega non racconta è il mancato rinnovo di alcuni militanti storici del partito.
I responsabili dell’organizzazione di un tempo parlano di circa un terzo. Almeno il 30 per cento, dunque, rinuncia. Persone che rimpiagnono Bossi o Maroni e che dicono di non riconoscersi più nella nuova linea incarnata da Salvini, che ha finito per accantonare il vecchio sogno, la parola magica: “Federalismo”. Oggi, la Lega ha subito una vera e propria mutazione e il partito sovranista, tutto centrato sul suo Capitano, non piace più a chi ancora sogna l’autonomia regionale.Salvini probabilmente aveva messo in conto da tempo una simile defezione. L’insofferenza della vecchia guardia era evidente da mesi e il Capitano spera semplicemente di recuperare al Sud i voti persi al Nord. Operazione che in realtà non sarà scontata visto che, bilancio alla mano, a prevalere è ancora la
militanza settentrionale: i contribuenti che hanno versato nella dichiarazione dei redditi il 2Xmille alla Lega sono stati 63.689 per un totale di 753.093 euro. La distribuzione geografica è però chiara: i finanziatori più numerosi sono i lombardi, circa 24 mila. Seguiti dai veneti, circa 20 mila. Terzi sul podio i piemontesi: 5 mila.
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