L’appuntamento è fissato per martedì 22 marzo alle ore 11. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, terrà un discorso in videoconferenza alla Camera italiana di fronte a tutti i parlamentari. Non proprio tutti diciamo, visto che alcuni onorevoli e senatori hanno già fatto sapere che diserteranno questo appuntamento, ritenuto invece storico da altri. A guidare la fronda è il senatore leghista Simone Pillon. Ma a dare forfait saranno anche altri parlamentari, soprattutto del M5S o ex pentastellati.
“Martedì non sarò in aula a Montecitorio perché sarò in missione a Londra in occasione della nascita della fondazione dedicata a Tafida Raqeeb prevista il giorno dopo. – spiega Pillon all’Ansa – In ogni caso sulla videoconferenza del presidente Zelensky ho forti perplessità perché credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace. Vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo. Entrambe le parti credono di avere le loro ragioni. – aggiunge il senatore leghista – Ma credo che in questo momento dovremmo promuovere la nostra capacità di dialogo. Potremmo e dovremmo essere tra i pochi privilegiati che dialogano con entrambe le parti, mentre così ci autolimitiamo. Forse la questione meriterebbe maggiore riflessione”, conclude.
Sulla stessa linea di Pillon anche Enrica Segneri del M5S che bolla l’intervento di Zelensky come “inopportuno”. Veronica Giannone, ex pentastellata ora in Forza Italia, afferma di non essere “tra quelli che dicono: allora venga anche Putin”, come aveva proposto il grillino Nicola Grimaldi. Ma si dice convinta che quella fatta da Zelensky sia una “spettacolarizzazione. Molti colleghi sono rimasti spiazzati all’annuncio di questo collegamento”.
Ad essere assente durante il discorso di Zelensky sarà anche la senatrice del Gruppo Misto, ex pentastellata anche lei, Bianca Laura Granato. Matteo Dall’Osso, altro ex del M5S ora con FI, precisa invece di essere “orientato a non esserci, si dà visibilità solo a una parte. Anche Vladimir Putin in Aula? Chi lo chiede fa bene”. Non ci sarà nemmeno Emanuele Dessì, sempre ex M5S, ora nel Partito comunista di Marco Rizzo, che è appena tornato dalla Bielorussia, dove ha incontrato alcuni rappresentati del governo di Alexander Lukashenko. “Alla Camera né Zelensky né Putin”, taglia corto il senatore Gianluigi Paragone, fondatore di Italexit. Probabile il forfait anche del leghista Vito Comencini della Lega, sposato con una donna russa.
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