Fedez pronto a fondare un partito politico e a scendere in campo nelle elezioni del 2023? Per il momento si tratta solo di una suggestione, neanche di un’ipotesi concreta. Ma a mettere in allarme giornalisti e commentatori è la notizia, questa sì vera, che il rapper ha registrato un nuovo dominio sul web tramite la sua società ZDF. Il dominio non potrebbe avere un nome più evocativo: Fedezelezioni2023. Ecco allora che alcuni sondaggisti si scatenano già nelle prime previsioni di quanti punti percentuali potrebbe valere un eventuale partito di Fedez.
Fedez come Grillo? Se lo chiede tra gli altri Il Giornale. Il quotidiano diretto da Augusto Minzolini ricorda la discesa in politica di Beppe Grillo, dopo che Piero Fassino del Pd lo aveva sfidato a fondare un partito, invece di scalare dall’interno i Dem come avrebbe voluto fare il comico genovese. Tutti sanno come andò: il M5S è arrivato a sfondare il muro del 30% alle elezioni del 2018. Il Giornale a questo proposito decide di intervistare alcuni noti sondaggisti.
Secondo loro Fedez non farà il boom come Grillo. Ma il suo partito potrebbe andare bene nelle urne. “L’iniziativa di Fedez è interessante perché lui ha tantissimi follower. Può attirare molti consensi e riempire uno spazio politico. – sostiene Renato Mannheimer – Fedez è un nuovo Cinquestelle che dice cose facili da capire, populiste e che fanno il verso alla protesta. Ovviamente non tutti i like diventeranno voti. Ma una quota significativa di like può diventarlo. Dipende da quello che dirà e farà. Ritengo comunque che il suo ingresso in politica non sia una cosa fuori dal mondo. Che vada al governo mi sembra difficile, ma un 10% potrebbe ottenerlo”, conclude Mannheimer.
Secondo Federico Benini, fondatore di Win Pool, “Fedez potrebbe attirare le attenzioni dei giovani under 30 e non troppo politicizzati. Oppure degli elettori di centrosinistra che in questi anni si sono astenuti perché non si riconoscono in nessun partito di sinistra”. Un bacino di 4-5 milioni di voti. “Penso che tutto questo sia fondamentalmente una trovata di marketing pubblicitario che gioca sulla convergenza mediale dei Ferragnez. I quali prima entrano nel dibattito pubblico e, poi, vedono i politici inseguire le loro iniziative di marketing”, è invece la doccia fredda del politologo Massimiliano Panarari.
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