L’obiettivo era quello di introdurre una nuova tipologia di reato contro la violenza di genere e aumentare le pene. Il risultato, invece, è stata una vera e propria baraonda, con la maggioranza prima a discutere e dividersi sulle parole di Matto Salvini a tema castrazione chimica, e poi a votare “no”, lasciando sconcertate le opposizioni, all’istituzione del “revenge porn”, che sarebbe andato a punire chi diffonde in rete video e foto intimi per vendetta. Un iter che ora si fa molto più complicato.
I grillini hanno tentato di respingere le accuse illustrando un disegno di legge sul revenge porn, con pene fino a dieci anni, e promettendo di “impegnarsi ad approvarlo velocemente ma senza forzature”. Una partita delicata, con la Lega che cerca di far passare la linea Salvini sulla castrazione chimica, provvedimento che nelle intenzioni del leader del Carroccio non sarebbe obbligatorio ma determinante per la sospensione della pena. Posizione che per i Cinque Stelle è “inaccettabile”.
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