Una fossa comune con all’interno i resti di alcuni ebrei uccisi dai nazisti vicino a un cantiere edile. Questa l’incredibile scoperta fatta in Bielorussia in queste ore: le ossa di uomini, donne e bambini, che al cranio riportano ferite di arma da fuoco, sono state ritrovate in un cantiere di Brest, al confine con la Polonia. Dal numero delle spoglie si ritiene che a finire nella fossa comune, ai margini del ghetto della cittadina bielorussa, sono state almeno mille persone, per lo più donne, bambini, anziani. Al momento i resti recuperati sono 730.
Secondo l’agenzia di stampa JTA, oltre alle ossa sono stati trovati anche vestiti, scarpe e altri oggetti personali in un punto dove c’erano dei lavori in corso. I primi ritrovamenti sono avvenuti il mese scorso ma da allora sono state rinvenute dozzine di resti praticamente ogni giorno. Il sindaco di Brest, Alexander Rogachuk, ha affermato che le ossa appartenevano agli ebrei rinchiusi dai nazisti nel ghetto durante la Shoah. Durante la Seconda Guerra Mondiale, furono 3 milioni i civili bielorussi uccisi dai nazisti, e di questi 800.000 erano ebrei.
La Germania prese il controllo di Brest nel giugno del 1941 e fucilò migliaia di ebrei in città pochi giorni dopo. I resoconti storici sostengono che alle vittime, prima di essere fucilate, venivano ordinato dai nazisti di spogliarsi completamente nude. Il ghetto fu creato nel dicembre di quello stesso anno, in seguito alla confisca di tutti gli oggetti di valore dei residenti ebrei. L’area aveva una popolazione di almeno 18.000 persone.
“Quando troviamo lo scheletro di un bambino o lo scheletro di una madre che lo protegge, è davvero dura. Questi non sono sentimenti piacevoli” ha detto Dmitry Kaminsky, uno dei militari che sta guidando l’operazione di recupero delle salme. I resti sono rimasti lì, a un metro e mezzo di profondità, per 76 anni.
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