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“Perché ha detto sì”: i retroscena dell’accordo tra Salvini e i pm, i segreti dietro quella stretta di mano

Un accordo che ha fatto e continua e far discutere quello raggiunto dalla Lega, che dovrà restituire agli italiani 48,9 milioni di euro. Sull’intesa tra il Carroccio e la procura si sono espressi con rabbia tanti utenti, che non hanno aggredito una formula di rientro fondi “in comode rate e senza interessi”. Altri hanno sottolineato come si sia trattata di fatti di una sconfitta per Matteo Salvini, pronto a chiudere il prima possibile una vicenda ormai diventata scomoda dopo tanti proclami belligeranti contro i magistrati. Nel complesso, la cifra rientrerà nelle casse dello Stato nel giro di 81 anni, quelli necessari a recuperare l’intero gruzzolo e mettere una pietra sopra alla vicenda dei rimborsi elettorali del periodo 2008-2010 percepiti in maniera illecita. Ma cosa c’è davvero dietro la stretta di mano a distanza avvenute nelle scorse ore tra il partito e i pm?

Stando a quanto ipotizzato da L’Espresso l’accordo servirebbe a evitare intrusioni investigative nei conti non solo del partito ma soprattutto in quelli delle associazioni e fondazioni legate all’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il significato sarebbe il seguente: i magistrati smettono di cercare i soldi, la Lega restituisce la somma senza dover spiegare la provenienza di quel denaro. Che arriverà con calma e non è detto affatto che arrivi. Come scrive sempre l’Espresso, fare i conti in tasca al Carroccio è infatti complicato visto che “ci sono i conti del partito e quelli delle società controllate, ma esiste anche una galassia di associazioni, fondazioni e onlus poco note. Sigle ufficialmente non legate al Carroccio, ma che ora gli investigatori potrebbero far ricadere sotto la categoria delle realtà riconducibili. Ognuna di esse ha infatti almeno un conto corrente che il partito potrebbe aver usato per finanziarsi”. Ci sarebbe l’associazione Più Voci, fondata proprio da alcuni esponenti della Lega e beneficiaria negli anni di ingenti donazioni da parte di imprese private, sottolinea ancora la rivista del gruppo De Benedetti. E le cene organizzate dal partito per raccogliere fondi. Al momento, dei 48,9 milioni che in teoria dovrebbero rendere allo Stato, la guardia di finanza è riuscita a sequestrarne poco più di 3 su conti nazionali e regionali del Carroccio. Una fonte rimasta anonima e citata dall’Espresso racconta in merito di un sistema di sezioni provinciali e cittadine dai conti ancora mai toccati. Tra queste, ad esempio, la Lega Mantovana che avrebbe beneficiato di un bonifico di 10 mila euro provenienti dalla Lega nazionale, a cui erano stati versati poco prima da una delle più grandi aziende della zona, la Pata. Un modo per rendere più complicato un eventuale sequestro dei soldi e per incentivare, si legge, i dirigenti locali a concedere un permesso alla Pata, che vorrebbe ampliare il proprio stabilimento di Castiglione delle Stiviere.

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