Con la web tax come immaginata da noi, lo Stato avrebbe entrate annue per almeno mezzo miliardo in più. Lo afferma Carlo Noseda, alla guida di Iab, l’associazione che riunisce le aziende della comunicazione e dell’advertising digitale. Un’azione di sensibilizzazione nei confronti delle istituzioni e del Governo, quella proposta dall’associazione, che propone una web tax rinnovata e rivista puntando all’equità fiscale rispetto ai giganti del web che fanno sempre di più da padrone nel mondo dell’advertising. “Senza troppo sforzo c’è almeno mezzo miliardo di euro recuperabile solo con questa web tax che stiamo proponendo.
Un allarme di una situazione di disparità, che secondo il presidente Iab non è ancora perfettamente compresa, per portata e conseguenze: “Senza interventi, nel giro di cinque anni rimarranno solo loro, Google e Facebook. Di sicuro il mondo delle aziende dell’advertising digitale non potranno che sparire o lavorare per questi colossi”. La questione, sarà fra i temi centrali allo Iab Forum, appuntamento annuale che si terrà a Milano Congressi il 12 e 13 novembre.
Una campagna di comunicazione per sensibilizzare rispetto alla disparità di forze in campo, con messaggi che come affermato da Iab “hanno il tono della provocazione, ma in cui mettiamo in evidenza le storture di una situazione che portano, ad esempio, un pastificio emiliano a pagare più tasse dei giganti del web”. Lo stesso principio della campagna di Iab vale per un caseificio pugliese: realtà made in Italy considerate come benchmark per segnalare la necessità di un sistema di tassazione equo e trasparente per il quale la risposta giusta non viene trovata nella attuale formulazione della Digital Tax Italiana che, si legge nella payoff della campagna, “determinerebbe uno svantaggio per le imprese digitali italiane, perché si aggiunge alla tassazione ordinaria, penalizzando le imprese locali nei confronti dei compatitor esteri localizzati in Paesi a bassa tassazione.”
Secondo Iab, dunque, la soluzione non può essere la web tax come introdotta dall’ultima legge di Bilancio, la cui entrata in vigore è stata prevista per gennaio 2019 e per la quale l’associazione che raggruppa il mondo dell’advertising digitale si augura che “non trovi attuazione e che possa essere modificata velocemente affinché colpisca realmente le reali situazioni di abuso.” Una delle soluzioni proposte da Iab, sarebbe circoscrivere l’ambito alla sola pubblicità online. “Questo perché si tratta della fattispecie più idonea a sviluppare un business digitale da remoto senza alcuna struttura a livello locale” – afferma il Leader dell’associazione.
“L’intervento va limitato alle imprese che generano almeno 20milioni di fatturato inteso come ricavi espressi sul territorio italiano” – prosegue Noseda. “E’ chiaro che così si eviterebbe di colpire realtà di dimensioni ridotte.” Il Presidente parla anche di un meccanismo a premi per le imprese che agiscono correttamente con trasparenza, magari ottenendo in cambio dallo Stato un credito d’imposta.
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