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Idee migliori dopo alcuni drink. L'alcol aiuta la creatività

Quando la scienza si schiera dalla nostra parte non possiamo che essere felici! Secondo quanto appreso, da una ricerca scientifica effettuata dal professor Andrew Jarosz del Dipartimento di Psicologia della Mississippi State University,  è stato confermato che l’alcol sia in grado di stimolare l’intelligenza e la creatività umana. Un’ottima notizia per tutti gli appassionati e i degustatori di bevande alcoliche, che leggeranno questo articolo.

Infatti, la birra, e non solo, ha la  capacità di poter stimolare l’intelligenza, dopo solo un paio di bicchieri, rendendo più semplice la risoluzione di giochi di logica come ad esempio rompicapo e quiz. Chi è un po’ brillo avrebbe una maggiore capacità di “problem solving” rispetto a chi è sobrio. Significa che di fronte a un problema, è capace di fare in modo rapido ed efficace associazioni di pensiero e di proporre anche soluzioni più innovative. I ricercatori dell’Università hanno scoperto che l’alcol stimola la creatività e il problem solving, ma come è possibile?

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I risultati della scoperta

Una teoria popolare vuole che molti grandi pittori, musicisti o letterati componessero le proprie opere sotto gli effetti di alcol, droghe o allucinogeni stimolanti del genio creativo al di là delle barriere della logica e della razionalità. Un recente studio sembrerebbe confermare un possibile nesso fra alcol e pensiero creativo: Charles Bukowski, Amedeo Modigliani o altri dovrebbero la loro fama ad una sorta di “intelligenza alcolica”? Uno studio del Mississippi State University sembrerebbe confermarlo. Ma vediamo meglio che relazione c’è fra alcol e pensiero creativo.

Un campione di studenti dell’ateneo statunitense ha bevuto cocktail con vodka e mirtilli a intervalli regolari fino a che l’alcol non è arrivato quasi a superare la soglia legale di alcol nel sangue. I giovani un po’ tipsy, che sta per brilli, hanno saputo rispondere alle domande di un test di problem solving creativo chiamato “Remote Associates Test” meglio dei compagni sobri, sono stati capaci di fare associazioni di pensiero prima degli altri e hanno presentato soluzioni più fantasiose alle questioni che gli sono state sottoposte.

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Lo studio è stato criticato da alcuni membri della comunità accademica perché ha riguardato soltanto 20 soggetti maschi con meno di 30 anni. Ma il professor Jarosz chiarisce che, pur essendo il campione limitato, la correlazione è impressionante. “Abbiamo scoperto che le persone alticce hanno risolto da due a tre problemi in più rispetto a chi è rimasto sobrio. Hanno anche presentato le loro risposte con maggiore rapidità, entro il limite di tempo di un minuto per domanda, che è forse ancora più sorprendente”, racconta all’Harvard Business Review.

Secondo Jarosz, la soluzione creativa dei problemi è un settore in cui un effetto chiave dell’ubriachezza, la perdita di concentrazione, è di aiuto e non di ostacolo. In sostanza, l’alcol darebbe una mano a “lasciarsi andare” e di conseguenza a liberare inventiva e immaginazione. Il professore ci scherza sopra: “Amo le birre artigianali ma in genere non bevo sul posto di lavoro, e il mio obiettivo di ricerca non era l’alcol. Ero più interessato a indagare i modi per migliorare l’abilità di risoluzione dei problemi. Mi sono sempre chiesto che cosa induca le persone ad avere improvvisi lampi di intuizione. E il test mostra che l’alcol può essere un fattore, perché porta a rilassare la mente”.

L’alcol, che distrae dal compito centrale, permette di attingere alla mente inconscia e di trovare strade alternative. “Se hai bisogno di pensare fuori dagli schemi, qualche drink a pranzo potrebbe essere positivo”, conclude il professor Jarosz. Attenzione, però, perché la correlazione fra alcol e problem solving con probabilità si annulla quando si passa da “brillo” a “ubriaco”.

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