Il gigante mondiale del mobile Ikea restituirà i soldi ricevuti come ammortizzatori sociali al culmine della crisi del coronavirus, a nove governi nazionali i al culmine della crisi del coronavirus. La ragione di questa scelta è più che generosa: “Le conseguenze della pandemia sono state meno gravi del previsto, e dopo il lockdown i negozi sono tornati velocemente a riempirsi di clienti”. I paesi da cui l’azienda ha ricevuto aiuti sono Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Stati Uniti, ma non sono state rivelate le somme. “Ikea è in contatto con i governi di nove paesi per restituire gli aiuti governativi che abbiamo ricevuto per coprire gli stipendi dei colleghi durante il culmine della pandemia”, ha detto ad AFP un portavoce di Ingka Group, che gestisce la maggior parte delle operazioni di vendita al dettaglio di Ikea.
“Anche se nessuno sa come le cose continueranno a svilupparsi, ora abbiamo una migliore comprensione dell’impatto della crisi sulla nostra attività e abbiamo quindi deciso di ripagarla, perché è la cosa giusta da fare”, ha detto Tolga Oncu, responsabile delle operazioni di vendita al dettaglio di
Ingka. Diversi paesi sono già stati rimborsati, ha detto Ingka, senza specificare il totale delle somme in questione. Inizialmente si aspettava che “la domanda delle imprese sarebbe diminuita del 70-80%”, ma invece con la riapertura dei negozi, “la domanda di articoli per la casa è più grande del previsto”.
Complessivamente, la situazione per Ikea sembra essere tornata alla normalità. Nel mese di marzo il colosso mondiale del mobile era stata costretta a chiudere circa 300 dei suoi 380 negozi in tutto il mondo. Adesso con l’avvio della fase 2 post pandemia, l’azienda ha riaperto quasi tutti i punti vendita, e solo 16 risultano essere ancora inattivi.
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